
In Italia il proverbio “Nemo profeta in patria” – nessuno è profeta nella propria patria – sembra particolarmente calzante quando si parla di musica. Artisti italiani di grande talento
lottano spesso per ottenere il riconoscimento che meritano nel proprio Paese, mentre la musica straniera continua a dominare classifiche e preferenze del pubblico. Questo
fenomeno non è nuovo, ma le sue radici affondano in una complessa rete di motivazioni culturali e sociologiche. Perché l’Italia, culla di capolavori che spaziano dall’opera classica ai moderni successi pop, sembra tendere a valorizzare maggiormente le produzioni estere?
Uno dei fattori chiave è l’enorme influenza della cultura anglosassone sulla scena musicale
globale (ampio approfondimento in un mio articolo precedente). L’inglese, infatti,
rappresenta la lingua dominante nei generi pop e rock e molti artisti italiani ritengono che cantare in inglese sia l’unico modo per ottenere visibilità internazionale. Tuttavia, questo
sforzo di adattarsi a uno stile e a una lingua non propri può portare a una perdita di autenticità, mal digerita dal pubblico domestico. I media italiani tendono a dare più spazio
ai successi internazionali rispetto a quelli nazionali. Tale tendenza si riflette anche in altri ambiti musicali: gli artisti internazionali ricevono più attenzione e onori rispetto ai loro colleghi italiani.
La mancanza di riconoscimento incide significativamente sulla carriera degli artisti di casa nostra. Molti si trovano costretti a cercare successo all’estero, dove paradossalmente
riescono a ottenere il plauso e l’apprezzamento che in patria non hanno. Sono numerosi i casi di nomi importanti che hanno conquistato il mondo prima di essere appieno accettati
in Italia. Questo percorso, lungo e difficile, non garantisce a tutti il successo internazionale necessario per tornare ad essere apprezzati a livello nazionale. Di conseguenza, molti talenti finiscono per restare nell’ombra, nonostante le loro capacità e il loro potenziale.
Nel mio piccolo ho cercato di ribaltare questa tendenza, dando il mio apporto e il mio impegno volto a valorizzare progetti musicali domestici di assoluto valore, ma con poca
visibilità. Negli anni mi sono sempre speso per offrire spazio, visibilità e risalto a numerosi artisti italiani, pressoché sconosciuti al nostro pubblico, grazie a ben tre programmi
radiofonici L’Oasi del Bradipo, Kolbezzoli e Indiemen. È stato un lavoro molto duro, ma
anche gratificante: ho avuto modo di scoprire realtà musicali indipendenti di grande valore
e talenti dotati di notevole spessore artistico e umano.
Per fortuna, negli ultimi anni si è assunta una crescente consapevolezza del valore della musica italiana e io vorrei continuare a contribuire a questa crescita. Grazie all’opportunità
concessami da Agrotoday ho la possibilità di segnalarvi progetti indipendenti interessanti e di farvi scoprire artisti o band di sicuro interesse. È il caso di due progetti italiani che, a mio
giudizio, sono estremamente promettenti.
“Qualcosa di Bello” – Cécile Si tratta di un EP composto da sei tracce, pubblicato dall’etichetta Broncio. Il progetto è
disponibile in formato digitale sulle principali piattaforme di streaming (Spotify, ecc.). Le tracce dell’EP sono: – Ma chi l’ha detto? – Maledetta nostalgia – Cartesio – Giuro – Adam
Sandler – 06.02.2024
L’approccio di Cécile in Qualcosa di Bello offre spunti interessanti per chi ama il pop contemporaneo e apprezza narrazioni intime riflesse nei testi. Titoli come “Maledetta nostalgia” e “Cartesio” suggeriscono un dialogo tra emozioni passate e riflessioni sul presente e sul futuro, mescolando ricordi e paure giovanili. Cécile sembra giocare con le suggestioni emotive e la memoria, creando un percorso musicale che invita a un ascolto attento e personale. Il timbro vocale è morbido e pulito, mentre l’elettronica pervade tutti i brani, creando un piacevole mix elettro-pop. Il brano Ma chi l’ha detto? apre l’EP con un ritmo incalzante e una melodia accattivante. Il testo esprime una ribellione contro le convenzioni sociali e viene supportato da un ritornello che rimane impresso nella mente. A mio giudizio, questo è il pezzo di maggior
impatto dell’album. “Maledetta nostalgia” è una ballata malinconica che esplora i ricordi del passato e il desiderio di riviverli, grazie a un arrangiamento strumentale estremamente
delicato. Segue Cartesio, brano che mescola elementi di new wave e synth-pop, accompagnato da un testo riflessivo che racconta una storia d’amore fatta di alti e bassi.
Giuro, invece, si distingue per un ritmo più energico e un testo intimo e riflessivo. Il brano Adam Sandler si configura come una traccia ironica e giocosa, che omaggia l’attore comico americano, grazie a un arrangiamento musicale vivace e dinamico. A chiusura, 06.02.2024 si presenta come un dialogo sulle paure e un invito a mettersi sempre in gioco; la traccia, dal carattere scarno, si avvale di una chitarra arpeggiata e di un ambiente sonoro che trasmette
dubbi e incertezze, elementi indispensabili per intraprendere un ulteriore passo di crescita personale.
Qualcosa di Bello rappresenta un viaggio emozionale che cattura l’essenza delle esperienze e delle riflessioni di una giovane esistenza.
“Corrente Libera Vitale” – Lumen Lumen, nome d’arte di Silvia Demita, è una cantautrice italiana che ha debuttato con il
primo EP Di mari mossi e cieli stellati. La sua formazione comprende lo studio della chitarra, del canto e della scrittura creativa. Il suo secondo EP, Corrente Libera Vitale, disponibile in
formato digitale sulle principali piattaforme di streaming (Spotify, ecc.) non è soltanto un progetto discografico, ma un vero e proprio manifesto artistico, poetico e umano. Ispirata
da arte, poesia, danza e musica, Lumen crea canzoni destinate a chi vive ai margini della società e difende con forza la propria libertà ed identità. Si tratta di un viaggio musicale in cui il rock malinconico si fonde con l’elettronica, richiamando influenze che spaziano dai Radiohead a Brian Eno. I testi portano l’ascoltatore
attraverso un percorso emotivo ispirato dalla poetica di Alda Merini, Joni Mitchell, Leonard Cohen e Lucio Dalla, esplorando temi come la libertà, l’identità personale, la natura, il mare, l’amore, le relazioni, la solitudine, l’introspezione, la resilienza e la speranza.
Gli arrangiamenti sono studiati per creare un continuum di atmosfere che si evolvono nel corso dei brani: si parte da introduzioni minimaliste e ambientali per giungere a sezioni più dense ed emotivamente cariche, in cui l’elettronica si fonde con il rock in maniera quasi cinematografica. Le linee chitarristiche, per lo più ambientali, sono arricchite da un sapiente
dosaggio di riverberi e delay, contribuendo a delineare paesaggi sonori sospesi. I cinque brani del disco – Stars, Blu, Joni, Nel Vento e Amarsi Altrove – tracciano un percorso sonoro estremamente espressivo. Tra i brani che hanno catturato maggiormente la mia attenzione, spiccano: • Stars, per l’uso
sapiente dei sintetizzatori che generano atmosfere eteree e avvolgenti, reminiscenza delle
sonorità ambient di Brian Eno. • Joni, che si apre con una chitarra acustica dal timbro caldo,
arricchita da sottili pads elettronici che creano un ambiente quasi meditativo; i riverberi e i delay modulati accarezzano la voce, accentuando quella sensazione di intimità.
Si nota come, se da un lato Qualcosa di Bello di Cécile rappresenti un’espressione giovanile e intima, dall’altro Corrente Libera Vitale di Lumen sfoggi un timbro vocale più maturo e
meno acerbo. Due esordi, due forme artistiche e stilistiche molto diverse ma di grande valore. I legami umani, i sentimenti, le paure e le riflessioni sul futuro sono temi ricorrenti in entrambi i progetti. Ascoltare musica di qualità, con testi che fanno riflettere, è sempre
un’esperienza appagante. Due ottimi progetti made in Italy che meritano l’attenzione di un vasto pubblico: bisogna pur sempre distinguere la musica di qualità dalle canzonette che passano in radio, o no? Io dico SI!
In conclusione, sebbene il proverbio “Nemo profeta in patria” sia ancora una realtà per molti artisti italiani, le cose stanno lentamente cambiando. Il riconoscimento di chi rimane fedele alla propria autenticità e la crescente valorizzazione della musica italiana sono segnali positivi di un futuro in cui, finalmente, il talento di casa nostra potrà essere pienamente apprezzato.