Il secondo appuntamento con #Facta-Mundi: sguardi sul mondo, ci catapulta nelle profondità del carcere di Belmarsh, dove il giornalista Charles Glass, ha condotto un’intervista esclusiva a Julian Assange, il fondatore di WikiLeaks.
Tra le fredde mura della detenzione, emerge un racconto avvincente e struggente, svelando le sfide di Assange e il panorama del giornalismo contemporaneo.
Un viaggio nelle pieghe più oscure della verità, dove ogni parola è un tassello nel mosaico delle sfide globali. Facta-Mundi ti offre una finestra aperta su un mondo da non trascurare, e questa intervista è la chiave per comprenderlo.
Sono le 14:30 di mercoledì 13 dicembre nella prigione di Belmarsh, Londra, quando il giornalista e scrittore Charles Glass, incontra Julian Assange, fondatore di WikiLeaks, per un’intervista esclusiva. Le porte-finestre dell’ambasciata ecuadoriana, hanno lasciato spazio a mura di cemento e regole severe, confinando Assange, in una realtà priva di luce e libertà.
Nel cuore della prigione, Assange sopravvive tra le fredde mura di cemento, lontano dalla luce del sole e dalla libertà. L’incontro con Charles Glass rivela uno sguardo intimo sulla vita quotidiana di Assange, segnata da una detenzione che dura da anni. La sua altezza imponente e i capelli bianchi si distinguono nella folla di familiari degli altri detenuti, mentre gli occhi scrutano in cerca di volti noti.
L’intervista si svolge in una sala che ricorda un campo da basket, divisa in 40 zone, ognuna con un tavolino e tre sedie. Glass e Assange si abbracciano dopo sei anni, il giornalista nota il pallore del fondatore di WikiLeaks, un uomo che ha visto raramente l’aria aperta negli ultimi anni.
Le condizioni di detenzione sono descritte nei dettagli: 23 ore al giorno in una cella, l’ora di “ricreazione” confinata tra quattro mura, l’assenza del sole. La realtà di Belmarsh emerge, palpitante di solitudine e restrizioni.
Julian racconta del passato, quando le porte-finestre dell’ambasciata ecuadoriana permettevano almeno di intravedere il cielo. Ora, nella massima sicurezza di Belmarsh, il cielo è solo un ricordo. Glass, arrivato con un treno e un autobus, descrive le formalità di registrazione e i controlli di sicurezza che precedono l’incontro.
Il racconto prosegue rivelando le difficoltà nell’offrire ad Assange dei libri. La burocrazia carceraria impedisce la consegna, le regole sono rigide. La scelta limitata di cibo all’interno della prigione diventa un altro aspetto della vita quotidiana, con Assange che rivela il budget di €2.30 al giorno per detenuto.
Le visite per Julian sono rare, e i dettagli della sua esistenza in prigione emergono, dal fallito tentativo di riparare la sua radiolina all’impossibilità di ricevere più di due libri. Il giornalista offre uno sguardo sulla realtà di Belmarsh, un mondo punitivo anche per coloro in attesa di giudizio.
La conversazione si sposta sul Natale: <<Una giornata come un’altra a Belmarsh>>. Nessun tacchino, nessun canto, nessun regalo. La prigione chiude ai visitatori la vigilia di Natale, privando la famiglia di Assange di un incontro. L’unica concessione: la partecipazione alla messa cattolica.
L’incontro si avvicina alla fine, e mentre Glass esce, le parole di “Un giorno nella vita di Ivan Denisovich” risuonano. La condanna di Assange è misurata in tremilaseicentocinquantatré giorni, una cifra che evoca il peso di una detenzione protratta.
Mentre attraversa le porte automatiche verso il mondo esterno, Glass riflette portando con sé il peso della realtà di Assange e dei molti detenuti di Belmarsh.
Le vite confinate tra le mura di Belmarsh continuano, lontane dagli occhi del mondo, ma non dimenticate. Chiunque desideri scrivere a Julian Assange può farlo tramite lettere indirizzate a Mr. Julian Assange, Prisoner #A9379AY, HMP Belmarsh, Western Way, London SE28, United Kingdom. Le donazioni al suo fondo di difesa possono essere inviate a questo link. https://www.gofundme.com/f/julian-assange-amp-wikileaks-public-defense-fund/donate
Il secondo appuntamento con FactaMundi, non poteva che concentrarsi su quello che probabilmente è un incontro che sarà poco visibile sui media. Come giornalista, era mio dovere catalizzare ogni mio umile sforzo nel dare la massima risonanza ad un fatto che ha una rilevanza cruciale: l’incarcerazione di un professionista per aver rivelato l’orrore della guerra attraverso “Collateral Murder” (immagini non adatte ad un pubblico sensibile).
Appunatmento alla settimana prossima con Facta Mundi! Continua ad informarti su https://www.agrotoday.it/