Nella notte tra il 2 e il 3 marzo 1944, il treno 8017 si fermò sulla salita della galleria ‘delle Armi’ tra le stazioni di Balvano e Bella Muro della linea Battipaglia-Potenza-Metaponto. Qui si consumò la più grave sciagura ferroviaria d’Italia. Furono oltre 520 le vittime, soffocate dal fumo delle locomotive, ma un bilancio ufficiale non è mai stato fatto. Il piccolo cimitero di Balvano, in provincia di Potenza, non era in grado di accogliere tante salme. E così i morti furono frettolosamente sepolti in una fossa comune.
Durante la seconda guerra mondiale i treni erano pochi, si viaggiava anche sui cosiddetti ‘carri arredati’ composti da vagoni merci allestiti con panche di legno. Non erano sufficienti a soddisfare le esigenze della popolazione e così i viaggiatori, con o senza biglietto, li prendevano d’assalto trasportando di tutto, anche animali vivi. In quella fredda notte di 78 anni fa, iniziò il viaggio dell’8017, esattamente alle ore 00.50. Il tragico destino si compì sulla salita della galleria ‘delle Armi’. Tutto sembrava regolare, ma intorno alle tre arrivò un dispaccio di servizio, telegrafato dalla stazione di Baragiano a quella di Potenza Inferiore, su cui era scritto: “Treno 8017 fermo in linea tra Balvano e Bella Muro per insufficienza forza trazione, attende soccorso”. Quel messaggio, come ricordò l’allora telegrafista, non lasciava trasparire la gravità di quel che stava accadendo in galleria, faceva pensare a una normale richiesta di soccorso dovuta a un guasto tecnico a una delle due locomotive.
Il capostazione di Potenza inferiore allestì nel minor tempo possibile il mezzo di soccorso: la locomotiva partì da Potenza poco dopo le cinque del 3 marzo, per fornire la forza necessaria per trainare l’8017 fuori dalla galleria. Ma la situazione era ben diversa da quella che si immaginava: oltre 520 viaggiatori erano morti, avvelenati dai gas tossici sprigionati dalle due locomotive. Nelle ore che seguirono la tragedia, appena la galleria si liberò dal fumo, il treno 8017, col suo carico di morte, fu retrocesso e ricoverato sui binari del piccolo scalo merci. Le salme vennero allineate sul marciapiede e nelle zone circostanti la stazione di Balvano. Dopo quel gravissimo incidente, furono adottati provvedimenti restrittivi a salvaguardia della sicurezza sui treni, che rimasero in vigore fino all’entrata in servizio delle locomotive diesel. Tuttavia su quella immane tragedia molte domande restano ancora senza risposta. L’8017 si fermò a causa dell’eccessivo peso o per un guasto a una delle due locomotive? Perché i macchinisti non riuscirono a muovere il treno? Oppure a inchiodare il convoglio fu un malinteso con i frenatori? Il mistero sulle cause della più grave sciagura ferroviaria italiana resta ancora irrisolto. Il comune di Meta di Sorrento ha dedicato una lapide ai caduti a Balvano che risiedevano nella costiera sorrentina. Il comune di Sant’Egidio del Monte Albino ha proclamato il giorno 3 marzo Giorno della memoria cittadina e ha dedicato una lapide alle 14 vittime santegidiane del disastro. Il comune di Vietri sul Mare ha dedicato un pannello in ceramica ai caduti alla sciagura del treno 8017. Nel 2017 Michelina Oliviero, che aveva perso nel disastro il nonno paterno Luigi Oliviero insieme a 3 suoi nipoti (Pasquale Oliviero, Ciro e Filippo Nocerino), si è prodigata affinché fosse costruita una lapide commemorativa nei confronti degli 82 caduti della città di Ercolano. La richiesta è stata accolta, con la realizzazione dell’opera nel cimitero della città di Ercolano, avvenuta il 2 novembre dello stesso anno. Nel 2017 il vice presidente della Camera Luigi Di Maio ha inaugurato una lapide commemorativa presso la stazione di Balvano.