«È un piccolo segno, sapevo che non era facile. Ora non fermiamoci qui». Monsignor Francesco Alfano, vescovo della diocesi di Castellammare e Sorrento, guarda alla piazza che già si è svuotata, attorno alla Cassa Armonica in Villa comunale si sono riunite poco meno di mille persone. La manifestazione Noi siamo di più doveva essere la risposta della città alla violenza che si era consumata in strada una settimana prima, ai danni del carabinieri Giovanni Ballarò. Invece molti non hanno sentito l’esigenza di esserci, in tanti hanno preferito guardare le dirette social, molti altri non sapevano o avevano impegni più importanti. Presenti in modo compatto invece le forze dell’ordine all’appuntamento voluto dalla Chiesa. C’era il tricolore sulle giacche di nove sindaci arrivati dal comprensorio per dare la loro solidarietà: Vico Equense, Meta, Sant’Agnello, Portici, Ercolano, Torre Annunziata, Torre del Greco, Santa Maria la Carità e Casola. Non c’erano i giovani, le associazioni, il mondo del volontariato se non in piccola parte.
«Questa è la Castellammare che voglio amministrare: quella delle parrocchie, delle associazioni del volontariato. Investiamo nella cultura – rilancia il sindaco Gaetano Cimmino – combattiamo l’ignoranza dilagante». Tra le autorità presenti anche il sottosegretario agli Interni Carlo Sibilia: «Ho sentito Ballarò e mi ha detto di voler tornare in servizio quanto prima – spiega – La sua voce era carica di energia e mi ha detto rifarebbe quel gesto altre cento volte. Chi si è reso responsabile di quelli atti incresciosi è stato assicurato alla giustizia e pagherà, noi oggi dobbiamo rilanciare l’immagine della cultura con Castellammare Capitale». Tra la folla anche parte dei consiglieri comunali stabiesi, il deputato di Italia Viva Catello Vitiello e Carmen Di Lauro del Movimento Cinque Stelle.
Genoveffa ha una figlia arruolata nell’Arma dei carabinieri e arriva da Santa Maria la Carità. Assieme alle amiche Natalina e Nunzia sono tra le prime a raggiungere il luogo dell’incontro. «Sa quanti sacrifici fanno i figli per lavorare e raggiungere un obiettivo? – spiega la donna – e poi vedi gente imbestialita che non c’è motivo che esista. Bisognerebbe ricominciare dall’educazione e dal rispetto che non c’è più».
I volti puliti e sorridenti sono i più belli perché traspare il desiderio e la speranza che qualcosa stia cambiando. Alessandro da poco è emigrato al nord per lavoro, ieri era in Villa perché la sua Castellammare la ama e odia. «Sono sceso qualche giorno prima per essere qui oggi – spiega – quelle immagini fanno male anche a tanti chilometri di distanza. Spero che questo sia un punto di partenza vero e concreto». Tra i cittadini preoccupati come Clemente («Quello che succede il weekend è incredibile, incredibile vivere senza controllo») ci sono anche i sindacalisti che hanno combattuto perché le fabbriche non chiudessero e con esse le speranza di lavoro per migliaia di giovani. «Dobbiamo fare uno sforzo comune per ripartire – spiega Matteo Vitagliano della Cisl – chi è qui oggi può e deve fare uno sforzo in più».