La Guardia di Finanza del Comando Provinciale di Salerno ha eseguito questa mattina un sequestro preventivo di beni, valori mobiliari e immobili per circa 40 milioni, procedendo anche alla notifica di un avviso di conclusione delle indagini preliminari nei confronti di 10 persone indagate a vario titolo per sottrazione all’accertamento e al pagamento delle accise sui prodotti energetici, formazione fittizia del capitale sociale, bancarotta fraudolenta, mancata esecuzione dolosa di un provvedimento del giudice, truffa, autoriciclaggio, dichiarazione fraudolenta mediante fatture e altri documenti per operazioni inesistenti ed emissione di fatture false.

Ad eseguire le indagini, il Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Salerno, coordinato dalla Procura. Nei guai il rappresentante legale, il liquidatore e i membri del collegio sindacale di una società di capitali operante nel settore del commercio di prodotti petroliferi, titolare di un deposito fiscale a Valmadonna (in provincia di Alessandria) ma con sede legale fino al 2018 a Roma e poi trasferita a Nocera Inferiore.

Sarebbe emerso che l’azienda non avrebbe pagato le accise dovute per un importo superiore ai 30 milioni, attraverso una serie di raggiri consistiti nel simulare acquisti di prodotti energetici da stoccare all’estero, commissionati ad un altro soggetto economico: da qui sarebbero sorte difficoltà finanziarie tali da non poter far fronte ai debiti tributari. Contestualmente, gli autori del meccanismo fraudolento, attraverso false perizie di stima predisposte da due professionisti, a loro volta indagati, avrebbero proceduto ad un fittizio aumento del capitale sociale a mezzo di conferimenti di beni societari sopravvalutati.

L’ operazione ha consentito alla società indagata di ottenere da due intermediari finanziari di diritto estero la concessione di polizze fideiussorie a garanzia delle obbligazioni di pagamento delle accise dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, facendo disperdere, dopo l’escussione delle garanzie, attraverso negozi giuridici simulati, gli asset sui quali gli intermediari assicurativi avrebbero dovuto rivalersi, eludendo anche un decreto di sequestro conservativo emesso dal tribunale di Roma su richiesta delle vittime del raggiro.