Santiago Calatrava entra, apre, arricchisce il mondo del Real Museo di Capodimonte con una ricca mostra. Dal 6 dicembre fino al 10 luglio 2020 si potrà visitare Nella luce di Napoli: 400 opere dell’eclettico artista distribuite tra il secondo piano del Museo e l’edificio del Cellaio del Real Bosco di Capodimonte.Santiago Calatrava è un noto architetto, ma questo titolo è limitante perché, come ben spiega lui stesso e come evidenzia la mostra, per lui l’arte è un’insieme di ricerche visive e concrete. Si capisce allora come mai i 400 oggetti proposti spazino dalle sculture ai modellini di opere, dalle pitture ai disegni preparativi fino alla ceramica non considerata assolutamente un’arte minore.
L’ispirazione nasce, dunque, da forme, movimenti, dimensioni della vita, illuminati da luci ed ombre che hanno un ruolo fondamentale nel percorso dell’artista. Non a caso una delle sue opere più significative come World Trade Center Trasportation Hub di New York, meglio noto come “Oculus”, dedicato all’attacco terroristico alle Torri Gemelle del 2001 , ha forma di uccello, di leggerezza, e proprio nel giorno della rievocazione, ogni 11 settembre, dopo le 9,20 (orario in cui gli attentati erano già stati relizzati) del mattino viene colpito da una luce unica che entra nella struttura che, come racconta l’artista, rappresenta la rinascita, la ripartenza. Insomma si tratta di poesia in forme.
La mostra, voluta fortemente dall’artista, sostenuta dalla Regione Campania, è stata curata anche da sua moglie, Robertina Calatrava che conosce bene le sue opere ed è stata la prima a volerle catalogare.
Co-curatore della signora Calatrava, lo stesso direttore Sylvain Bellenger che così spiega la sua genesi:
“Quando Calatrava è venuto nei miei uffici – racconta Bellenger- e, in francese, mi ha raccontato il suo amore per Capodimonte ho capito che avrebbe voluto realizzare una mostra. Non mi sono fatto pregare anzi l’ho preso come un segno positivo perché artisti come lui ci ricordano il valore e il rispetto che Capodimonte ha nel mondo intero“. Un dato che rende il Museo più aperto di quanto si possa immaginare rispetto al luogo d’arte a cui si è abituati da sempre.
IL SECONDO PIANO DI CAPODIMONTE
Le sale che si susseguono a partire dalla scalinata del secondo piano coinvolgono. Si è immersi nell’opera di Calatrava: sculture e pitture raccontano un mondo umano in azione. Si tratta di sei sculture in ferro ispirate ai guerrieri della facciata principale del tempio greco di Egina, oggi nella Glyptothek di Monaco. A far da contraltare la morbidezza dipinta del corpo femminile, che ne riproduce i toni luminosi. Al centro dunque, la Storia, ( adora quella millenaria di Napoli) a cui l’artista tiene tanto, e la ricerca di armonia, di azione nella materia. Il tutto glissato da luci ed ombre che anche l’illuminazione ha contributo a creare.
La prima sala, invece, racconta un’attività davvero interessante dell’artista. Sono forme geometriche in movimento, studi e ricerche dell’artista che ha creato la possibilità di cambiare forma e anche cambiare di colore in sfumature diverse. Rosso e nero, bianco e grigio in materiale che lascia riflettere la luce. Studi che, racconta Calatrava, lo hanno accompagnato per un po’ .
La seconda sala è occupata da una maquette, un plastico di un lavoro giovanile del 1991 in cui propone il completamento della cattedrale di St. John the Divine a New York. Esposto anche al MoMa di New York, vede la struttura completata con la presenza di alberi che si dispongono sul tetto all’altezza del transetto: “il mio pensiero, racconta Calatrava, era tutelare la natura. Vedere il senso sacro della natura, senso del sacro che gli antichi sentivano più di noi, vedere la natura come opera di Dio. In quest’idea la croce, l’elemento astratto contribuisce ad evidenziare il senso ecumenico nella chiesa“. Ogni percorso ha una dimensione ideale che lo sorregge, non è mai solo materia costruita o funzionale ma è racconto, espressione e ricerca scientifica al servizio di un processo artistico.
Dedicata al mondo delle Cicladi la terza sala vede insieme sculture particolari. Al centro una serie di opere, scolpite in marmo nate da studi geometrici, che raccontano la totale leggerezza della materia. E così il marmo diventa cubo sospeso e così diventa corpo in un cerchio omogeneo. In questa sala lo stesso concetto è espresso anche da sculture più piccole, in metallo, in cui si racconta di corpi che sfidano la forza di gravità. Ma non si tratta mai solo di pura dimensione tecnico-scientifica, perché l’empatia dell’artista, il riuscire a cogliere l’universalità del senso, riecheggia in ogni visitatore.
Le due sale successive sono di grande impatto. Al centro hanno delle sculture che dialogano con i quadri al muro: Uno racconta il mondo naturale, l’altro animale. Al centro la struttura in legno con le sue estremità tondeggianti dialoga con gli alberi che sono dipinti. L’armonia tra i due e il legame sono evidenziati dall’allestimento che offre anche punti di vista diversi.
Nella seconda la struttura al centro della stanza, in metallo, si fa pesante e riecheggia nelle corna dei tori dei quadri sulle pareti. Tori, animali spagnoli ma anche dalla storia antica, animali forti, in sequenza, di cui l’autore vuole raccontare la ritmicità, la magia dell’incalzare del loro passo.
MAQUETTE, plastici come opere d’arte Il resto delle sale è occupato da plastici delle opere architettonici dell’artista. Tutte bianche evidenziano la ricerca di armonia tra forma (che può andare da quella di uccelli, forme aerodinamiche), luce e paesaggio. Vanno certo menzionate le opere come la Stazione dell’Aeroporto di Lione “Saint-Exupéry” a Lione, la Città delle Arti e delle Scienze di Valencia. E poi tante strutture, alcune si muovono come per incanto, con ali, aperture di luci, come esseri vivi, dinamici. Modelli di ponti realizzati che esprimono da una parte la funzione di collegamento tra parti, tra terre, ma dall’altra la magia di essere sospesi nel vuoto. Ma ci sono anche le idee progettuali che raccontano anche la profonda umanità di Calatrava come il Ponte per Genova (nelle tre versioni “Ponte ad Arco”, “Ponte Continuo” e “Ponte Strallato”) disegnato e offerto alla città dopo il crollo del Ponte Morandi nell’agosto 2018. Oppure un lavoro che sa di magico, proposto attraverso il video : gli Sharq Crossing Bridges, tre diversi tipi di ponti interconnessi per la città di Doha in Qatar. Lascia a bocca aperta immaginare dei ponti sotto l’acqua. Immaginare moschee sotto acqua che aprono frontiere finora solo sfiorate dal pensiero.
Il Cellaio, struttura del Bosco di Capodimonte, difronte all’Istituto Caselli dove c’è una scuola di ceramica, è il luogo, appunto, dalle ceramiche di Calatrava. E qui, sotto forme diverse di vasi alla maniera greca, di Uova (magicamente sospese sul soffitto), di scultura in ceramica troviamo in sintesi i temi dell’artista: la donna, l’uomo e la sua dinamicità, il toro e la sua forza espressiva in movimento, le forme più articolate di natura, la vegetazione, il geometrico che deriva dalla visione. Un tassello della sua produzione, che lo stesso Calatrava sottolinea di grande importanza, che lo riporta al legame con la terra campana. Con la costiera amalfitana, e le sue maioliche certo, ma anche con Napoli: non è un caso che sta lavorando, insieme all’Istituto ad indirizzo Raro Caselli, al restauro della chiesa di San Gennaro di Capodimonte contribuendo con sue opere in porcellana. Una collaborazione che mette assieme una realtà di giovani che si confrontano con i progetti di Calatrava e che avrà i suoi frutti ad Aprile quando la chiesa sarà riaperta. Vecchio e nuovo dialogano e aprono nuove frontiere.
Le opere di Santiago Calatrava, nelle sue forme e dinamiche diverse, hanno un elemento che le unisce: sono espressione di speranza, di umanità, piene di un senso che raggiunge la sua apoteosi con e grazie alla luce. La luce (non a caso è nel titolo della mostra) è parte della sua opera. E lo ha portato a Napoli, città che ha la stessa luce di Valencia con cui condivide la latitudine, ma che vive del peso della sua storia: “città in cui ogni pietra racconta millenni di storia”. Calatrava da sempre ha dedicato attenzione al Mediterraneo, all’antico mondo greco (riscoperto anche nel mondo della Magna Grecia) alle bellezze campane, dalla costiera amalfitana alla dimensione storicamente profonda di Napoli, mentre le sue opere piano piano si diffondono nel mondo. Non si possono non ricordare, l’opera non completa della Marina di Arechi di Salerno, a cui l’odierno presidente della Regione De Luca (La mostra è finanziata dalla Regione) è particolarmente legato e di cui promette la conclusione al più presto (necessarie delle variazioni). Ma anche quelle in Francia, Usa, in Medio Oriente. Certo non va dimenticato che dietro queste opere c’è una solida azienda, con protagonisti gli stessi familiari di Calatrava, che permette di realizzare sogni, visioni, poesie e passioni in cui la bellezza diventa pezzo di vita reale.
foto di Amedeo Benestante.