Quello che si consumerà nei prossimi giorni nella Striscia di Gaza, potrebbe essere lo scontro finale tra Isreale e l’immorale Amalek che non ha valori, non ha una terra da difendere né alleati a cui mostrare lealtà. Amalek distrugge e non costruisce. Sceglie vittime incapaci di reagire e ruba tutto ciò che riesce ad afferrare. Già, ma chi è Amalek? Il Libro del Deuteronomio sembra rispondere al nostro interrogativo con queste parole: “Ricordati di ciò che ti ha fatto Amalek lungo il cammino quando uscivate dall’Egitto: come ti assalì lungo il cammino e aggredì nella tua carovana tutti i più deboli della retroguardia, mentre tu eri stanco e sfinito, e non ebbe alcun timore di Dio” (Dt 5, 17-18). Amalek è presentato qui come un popolo vile e codardo, che attaccò il popolo ebraico nel deserto, mirando specificamente ai più deboli. Questa descrizione è coerente con quanto è narrato nell’Esodo, poiché il testo ci dice che: “Allora Amalek venne a combattere contro Israele a Refidim”. (Es 17, 8). Coloro che si trovavano a Refidim erano proprio i deboli e gli assetati, mentre il resto del popolo, come si deduce dai versi precedenti, si era recato al monte Oreb per rifornirsi di acqua. Amalek, dunque, attacca le retroguardie, le persone che rimangono indietro nella marcia, vecchi, malati, deboli, donne e bambini. In ciò è il precursore delle tecniche della guerriglia, oggi fin troppo evidenti nel terrorismo. L’aggressione di Amalek è la prima esperienza di guerra del popolo ebraico all’indomani della sua uscita dall’Egitto; si tratta del primo vero conflitto di cui parla l’Antico Testamento. Amalek, dunque, è il primo nemico ad attaccare gli Israeliti, subito dopo l’uscita dall’Egitto. L’attacco non era stato preceduto da nessuna provocazione da parte dei figli d’Israele che tuttavia ne uscirono vincitori: “Mosè disse a Giosuè: «Scegli per noi alcuni uomini ed esci in battaglia contro Amalek. Domani io starò ritto sulla cima del colle, con in mano il bastone di Dio». Giosuè eseguì quanto gli aveva ordinato Mosè per combattere contro Amalek, mentre Mosè, Aronne e Cur salirono sulla cima del colle. Quando Mosè alzava le mani, Israele prevaleva; ma quando le lasciava cadere, prevaleva Amalek. Poiché Mosè sentiva pesare le mani, presero una pietra, la collocarono sotto di lui ed egli vi si sedette, mentre Aronne e Cur, uno da una parte e l’altro dall’altra, sostenevano le sue mani. Così le sue mani rimasero ferme fino al tramonto del sole. Giosuè sconfisse Amalek e il suo popolo, passandoli poi a fil di spada.” (Es 17, 9-13). Amalek è un nipote di Esaù, il fratello gemello di Giacobbe (Gn 25, 24-26). Come narra l’Antico Testamento, Esaù aveva dei sentimenti d’odio e di vendetta contro Giacobbe, che accusava di avergli sottratto il diritto di primogenitura e le benedizioni del padre. Per quanto importanti, queste due cose potevano essere, in quei tempi lontani, non basterebbero da sole a spiegare una tale inimicizia. In realtà Esaù disprezzava Giacobbe poiché questi, col suo comportamento saggio, pacato e illuminato, gli mostrava in continuazione un modello di vita positivo, quale anche Esaù avrebbe potuto avere, che invece aveva scelto la via della caccia, dell’avventura e della sopraffazione. Non è facile avere vicino a te qualcuno che, con la sua sola presenza, ti dimostra quanto tu sia lontano da Dio e dalla tua vera realizzazione. A un certo punto Giacobbe è costretto a fuggire, per mettersi in salvo dalle minacce di morte che il gemello gli faceva. Sarebbe ritornato a casa, in Israele, solo dopo più di vent’anni, e quando ciò avvenne, la Torà ci dice che tra i due si stabilì un certo grado di convivenza pacifica e tollerante (Gn 33). Nonostante la loro apparente riconciliazione, Esaù conservò sempre un odio mortale nei confronti del fratello, e ordinò a suo nipote Amalek di perseguitarlo in eterno. Il padre di Amalek, figlio di Esaù, era Elifaz. La madre di Amalek è Timna, una semplice concubina di Elifaz. Da un punto di vista più psicologico, potremmo vedere in Esaù, il nonno di Amalek, un personaggio molto complesso, con tratti regali e nobili, e altri di un’assoluta malvagità e volgarità. Amalek rappresenta il concentrarsi degli aspetti negativi di Esaù in un’unica persona, destinata a diventare la radice politica e teologica di ogni nemico che ha perseguitato il popolo ebraico nei secoli e nei millenni. Fin dai tempi del Talmud, per gli Ebrei il nome Amalek rappresenta la quintessenza dell’antisemitismo, l’odio più forte e immotivato contro il popolo di Israele, contro i suoi valori, contro la sua religione e i simboli che la riassumono. Ovviamente, tale odio si manifesta anche nella volontà di allontanare il popolo ebraico dalle sue radici e legami con la terra di Israele. Mentre nei tempi biblici Amalek era un popolo, quindi possedeva una certa identità e discendenza fisica, da qualche tempo esso è diventato un’entità spirituale decaduta, una mentalità, un atteggiamento, che si incarna di volta in volta in popoli e persone diverse, con diversi gradi di malvagità. Il distintivo essenziale di Amalek è il progetto di distruggere il popolo ebraico (e oggi lo Stato d’Israele, che è, a tutti gli effetti, lo Stato del popolo ebraico, pur se la maggioranza degli ebrei vive in altri paesi). Tale progetto a volte è nascosto da veli di ipocrisia; a volte è chiaro e rivelato, sbandierato ai quattro venti, come in certi stati islamici, l’Iran, o Arabi, l’Iraq. Anche nel passato, l’operato di questa entità era a volte più evidente, come con la “soluzione finale” del nazismo, altre volte più nascosto, ma non per questo meno efficace, come con le persecuzioni e la laicizzazione forzata degli Ebrei russi, operata dallo stalinismo.
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