
In scena al Piccolo Teatro del Giullare, nel cuore della città di Salerno, ultimo fine settimana per “L’eredità” di Siani con i fratelli Nisivoccia e Andrea Palladino e la regia di Petti.
I teli e le quinte nere, che riportano alla memoria il teatro San Genesio, la scenografia scarna e una “regia che toglie, si dice in gergo teatrale” per uno spettacolo essenziale qual è L’eredità che lascia spazio alla parola, ai silenzi, ai movimenti, ai pochi oggetti in scena, ai passi e al rumore che li scandisce, agli sguardi e alle espressioni dei volti capaci, in alcuni momenti, di dire molto di più della parola.
“L’eredità” di Francesco Maria Siani: Premio letterario nazionale “Umberto Bozzini” Città di Lucera 2023; Selezione ufficiale Festival “Canotto parlante” di Roma.
Un tavolino con una tazzina da caffè e una poltrona rossa che fa da trono ad un padre Saverio, un contadino emigrato, di stampo patriarcale, nostalgico del duce, interpretato da Roberto Nisivoccia. Nella penombra, tra il fumo dell’ennesima sigaretta, seduto sulla poltrona/trono mentre imprecava contro i comunisti, ha ricordato a molti di noi il grande Alessandro Nisivoccia, dimostrando – semmai ce ne fosse stato bisogno – che se è stato di certo difficile raccoglierne l’eredità, l’esame l’ha brillantemente superato!
Un grande baule, l’eredità per l’adorato figlio di una mamma, Marta, che ha portato sulle spalle tutto il peso pur di salvare, quantomeno nelle apparenze, il nucleo familiare. Rappresenterà anche la bara che la salva consegnandola alla vita eterna, che si paleserà come una assenza intrisa di una forte presenza nella quale Anna Nisivoccia “veste” ogni parola detta e non detta con toni appropriati, con pause e silenzi opportuni e movimenti sapientemente scanditi che catturano completamente l’attenzione dello spettatore.
Tra loro, il figlio, Enzo, travolto dal dolore che Andrea Palladino riesce a trasmettere tutto quanto al pubblico, senza riserve, intanto che piange una madre che adora, unico riferimento per lui in quella famiglia dalla quale ha sentito ben presto il bisogno di scappare e che, finalmente, riuscirà a capire il motivo di tanto odio da parte del padre nei suoi confronti e …
Confronti, il motivo conduttore di questo ritrovato dialogo a tre che ha voluto trasmettere l’autore, per mostrare che siamo tutti normali in famiglie normali, in un mondo in cui ciascuno di noi ha il suo personale concetto di normalità, per arrivare al perdono, a volte … ma, poi, chi ha il diritto di stabilire cos’è la normalità? Ecco perché “quando cade un palazzo qualcuno può anche osservare che abbiamo solo un pezzo di cielo in più da guardare!”
Con una domanda ai protagonisti analizziamo ora insieme il dramma, partendo dall’autore.
Grazie Francesco Maria Siani per questa “storia di famiglia” che, seppur complicata e tanto dolorosa, è stata un bel dono di sé; mi ha detto di essere un giovane vecchio autore che si è innamorato del teatro solo pochi anni fa, ma come nasce L’eredità?
“Sì, questo mio testo è frutto di esperienze di dolore personale che, credo, si possano capire solo se sono state vissute: è come una guerra dentro. È tutta una vita che passi al setaccio da solo, non dimentichi niente, le cicatrici ancora sanguinano, preghi perché il dolore ti dia tregua. E capisci che può esserlo perdonando e facendosi perdonare. Una cosa complicatissima, terribile da affrontare. Terribile … Scrivere L’eredità per me è stato catartico. Adesso sto bene, diciamo meglio, e cerco di affrontare con più leggerezza …”
Francesco Petti, com’è stato dirigere i Nisivoccia in questo dramma e, ancor più, con l’autore Siani presente in sala a dar spiegazioni alle intenzioni del suo testo?
“Dirigere i Nisivoccia è stato semplice e gratificante. Sono due attori bravi e intelligenti, con i quali ho instaurato un ottimo rapporto di collaborazione. Si conoscono bene tra di loro e questo mi ha facilitato le cose. Non è la prima volta che dirigo Roberto … ma anche con Anna, anche se era la prima volta, mi è sembrato quasi di conoscerla da sempre. In generale l’atmosfera di lavoro è sempre stata attiva ma serena, di grande collaborazione e apertura. Anche Andrea Palladino è stata una bella sorpresa in positivo. La presenza di Francesco è stata una presenza in più da gestire, sicuramente non accade tutti i giorni di avere l’autore in sala! Ma il nostro approccio è stato di vicendevole rispetto. Lui mi ha fatto lavorare liberamente sul suo testo e io mi sono rivolto a lui ogni qual volta potevo avere bisogno di un chiarimento. Insomma, con loro e con Virna Prescenzo, sempre presente e preziosa, abbiamo formato una squadra molto unita”.
Andrea, tu sei stato proposto dal regista per questo ruolo se ricordo bene, ma è stato difficile per te e come hai affrontato il grande dolore di questo personaggio, quale “figlio” addirittura dei fratelli Nisivoccia?
“Il regista Petti in modo molto sensibile ha saputo lasciare una grande libertà a noi attori di cercare e trovare stati emotivi e vocalità. Ho costruito tecnicamente il dolore del figlio Enzo per poi ricavarne durante le repliche lo stato emotivo, ma non è sempre così; a volte il dolore, l’emozione o la sensazione di cavalcare il testo sfugge e l’attore si aggrappa alla tecnica e alla sua riproducibilità collegandolo a un lavoro più d’artigianato che artistico. Con i fratelli Nisivoccia è bastato uno sguardo e una lettura per creare tra di noi profondo rispetto lavorativo e, poi, complicità che penso si sia tradotto in un buon ascolto in scena, che per me è la forza portante di questo lavoro”.
Personalmente, trovo il testo di Siani molto forte, mi ha colpita tanto, ho avuto anche la possibilità di discuterne a lungo con l’autore e, anche se credo di conoscere la risposta ricordando gli insegnamenti preziosi di Regina Senatore e Alessandro Nisivoccia, a voi Nisivoccia chiedo semplicemente perché l’avete scelto, quando era molto più semplice – anche per portare gente a teatro che vuole divertirsi – approcciarsi a un testo di un autore già conosciuto per dare spazio alla vostra comprovata bravura?
“Non scelgo in genere un testo perché semplice, né per dimostrare la mia bravura. Lo scelgo in base alla storia, a ciò che racconta. La storia dei personaggi de L’eredità è una storia profonda e intensa. Personalmente sono entusiasta di raccontarla.” Ed è quello che traspare, grazie Anna!
Per ascoltare la risposta di Roberto, vedete il video … grazie anche a te, Saverio, pardon Roberto!
(Le foto sono quelle ufficiali di scena, per il montaggio si ringrazia Maurizio Gallo).
“L’eredità” di Francesco Maria Siani, con Anna NISIVOCCIA, Roberto NISIVOCCIA, Andrea PALLADINO; regia di Francesco Petti al Piccolo Teatro del Giullare; Repliche: 14-15 ottobre; il sabato, alle h 20.30, la domenica alle h 18.30. Info & prenotazioni: 334.768.63.31.