Due settimane in Sardegna mi sono servite soprattutto a riflettere.
Ho riflettuto sui miei errori, alcuni gravi, sbagli a cui non posso facilmente rimediare, scelte sbagliate dovute alla mancata conoscenza della verità. Ho analizzato le parole sagge di mia madre, pre e post, a cui non ho dato ascolto: ecco, forse la cosa peggiore che abbia fatto è non averle dato retta. Una madre vuole sempre il bene dei propri figli ed io ho avuto modo di pensare tanto, nei momenti di solitudine in cui ero da sola col mare e il cielo che sembravano toccarsi. A tratti anche le grida dei gabbiani parevano biasimarmi.
Ho avuto modo di ponderare il peso dei miei sbagli ma anche delle mie conquiste, dei successi che ancora voglio raccogliere, nonostante tutto, nel silenzio delle baie nascoste, mentre nuotavo, nel fruscio della vegetazione e nel flebile andirivieni delle onde, mai paghe, come me, mai rassegnate.
Dinanzi alla pochezza di certa gente e alla mia eterna ingenuità, che ormai mi tengo ben stretta e a tratti ne vado persino fiera, mi sono sentita sinceramente forte. L’immensità del mare, la bellezza selvaggia della natura e gli odori di una terra nuova mi hanno spalancato le porte della percezione, come direbbe Aldous Huxley.
Così le vacanze si sono arricchite di una fitta introspezione e di una rafforzata consapevolezza del mio essere e del valore altrui.
L’isola dell’Asinara con i suoi penitenziari e i tentativi di evasione da parte dei detenuti, di cui solo uno ne era andato in porto, grazie ad un aiuto esterno, mi ha fatto capire più che mai quanto sia sacra la libertà di ognuno.
Le mille radure coi cespugli, ricche di piante apparentemente innocue ma a volte acuminate, offrivano nascondigli naturali, non solo agli evasi ma anche ai mufloni, agli asini, ai cavalli selvatici, ai cinghiali. Le insenature con acque cristalline e le altre rocce a strapiombo sul mare mi facevano pensare alla Scozia e all’infinito.
Alcuni cibi dal sapore deciso e genuino come il pecorino dei pastori sardi che ho avuto modo di conoscere, il miele sulle seadas, ottimi dolci al formaggio, semplici ma inimitabili, gli amaretti morbidi che profumavano di mandorle veraci, il profumo del mirto, del rosmarino selvatico, delle tamerici, del ginepro: tutto questo ha contribuito a rimettermi in pace col mondo e a fare pace con me stessa, a perdonarmi errori passati che, ahimè, si ripercuotono sul presente.
Ho dimenticato spesso i giorni e il futuro, le ore ed il passato, le angustie e il presente: mi addormentavo e mi risvegliavo senza rendermene conto, senza dare il minimo peso al trascorrere del tempo; soprattutto a questo sono servite le vacanze, ossia a capire quanto il tempo sia una convenzione di scarso conto rispetto alla qualità del nostro vivere, del nostro reagire alle storture dell’esistenza.
Le distanze rese interminabili dalla mancanza di autostrade mi ha allargato gli orizzonti ed insegnato l’arte della pazienza; il periodo scelto era propizio anche alla concentrazione perché non vi erano troppi vacanzieri e l’animo trovava ristoro nella solitudine.
Vi ho voluto raccontare spiagge ed emozioni quotidianamente e rendervi partecipi del bello e della realtà che man mano vivevo e vi ho augurato di ritemprare lo spirito e il corpo senza sforzarvi di essere qualcun altro.
Buona estate!
Annalisa Capaldo❤️