Si è conclusa oggi la XXXV edizione del Premio Marcello Torre all’impegno civile, in onore dell’allora sindaco della città di Pagani ucciso in un agguato poche settimane dopo il terremoto dell’Irpinia del 23 novembre 1980.
L’auditorium S. Alfonso Maria dei Liguori ha accolto questa mattina le delegazioni delle scuole dell’Agro e dell’intera provincia di Salerno fino al Cilento per il conferimento del premio di quest’anno a Roberto Saviano e Diego “Zoro” Bianchi, e per partecipare alla commemorazione di Marcello Torre e delle altre vittime di camorra originarie di Pagani con l’assegnazione degli Attestati alla memoria ai familiari di Gianluca Cimminiello e Franco Imposimato. L’autore di “Gomorra” non ha potuto presenziare alla cerimonia, ma la partecipazione del giornalista Diego Bianchi del programma “Propaganda Live” è stata particolarmente sentita non solo dagli organizzatori e dalle rappresentanze delle istituzioni comunali e pronvinciali e dei presìdi dell’associazione Libera, ma anche dagli allievi delle scuole partecipanti, chiamati ad instaurare un dialogo diretto con l’ospite.
In occasione di quest’edizione è stata allestita nella Pinacoteca dell’auditorium anche una mostra fotografica dedicata alla memoria di Marcello Torre e sua moglie Lucia De Palma, venuta a mancare lo scorso anno, intitolata “Vi abbraccio forte al cuore” e curata dal professor Marcello Ravveduto, Federico Esposito e Gaetano del Mauro.
La giornata di ieri si è conclusa con una pièce teatrale, tenutasi in pinacoteca: “Il fulmine nella terra”, di Mirko Di Martino e con Orazio Cerino.
Dopo l’accorata presentazione della presidente del presidio di Libera di Pagani Teresa Fiore, è intervenuto il sindaco di Pagani Lello De Prisco, che ha voluto riflettere sulla difficile posizione di chi ha il compito di difendere i cittadini, soprattutto quando attorno si crea solitudine per quanto riguarda l’attuazione di politiche che permettano una qualità di vita migliore in quelle che vengono considerate aree a rischio. Con lui anche il consigliere provinciale Gerardo Palladino, il procuratore Giuseppe Borrelli e l’avvocato Franco Arnaldo in rappresentanza dell’Ordine degli avvocati di Salerno. In particolare, Arnaldo ha voluto tracciare un parallelo tra S. Alfonso Maria de Liguori, santo patrono della città di Pagani, e la figura di Marcello Torre: «Sant’Alfonso prima di essere un santo è stato un avvocato. Di lui si dice che sapeva dominare la parola, coinvolgere gli astanti ed ammaliare i giudici. Lo stesso valeva per Marcello Torre; i due sono accomunati da quel rigore morale che consente di essere distaccati dal giudizio,» afferma Arnaldo. «Inoltre, non bisogna dimenticare che proprio a Sant’Alfonso si deve la prima forma di codice deontologico per gli avvocati.»
La parola è passata poi a Diego Bianchi, che ha voluto condividere con il pubblico una lunga riflessione sullo status dei sopravvissuti, e sul silenzio assordante che li circonda man mano che la morte dei loro cari passa dall’essere notizia del giorno all’essere storia: «I parenti delle vittime sono vittime vive. Inizialmente c’è una fase di cordoglio giusta, con tutti che si attivano per confortare le famiglie; poi passa il tempo, la vita va avanti, l’attenzione si dirige altrove. Si intitolano piazze, strade, premi alle vittime, e si pensa di aver fatto il proprio dovere. Poi viene il momento dei processi, con tante domande che restano senza risposta. Infine, il parente della vittima diventa un rompicoglioni (sic). Resta solo. Ed è una cosa lacerante,» spiega Bianchi. «Se non ci si preoccupa di quello che è successo a Pagani nel 1980, non ci si preoccupa neanche di quello che succede oggi a Roma – pensiamo a Ilaria Cucchi, ai genitori di Giulio Regeni, a tanti altri.»
Sul presunto rischio di emulazione attribuito a “Gomorra”, soprattutto dato il successo della serie televisiva, l’opinione di Bianchi è netta: «Si dà la colpa a chi scrive storie, ma non credo che Saviano volesse spingere qualcuno a diventare fan di Genny Savastano,» dice. «Se ci fate caso, i personaggi o vanno in galera o crepano. Non è un destino desiderabile.»
Il dialogo con i ragazzi resta all’insegna della riflessione onesta e brutale: un giovane ha domandato a Bianchi di immaginare di vivere uno scenario come quello che ha descritto, ovvero vedere un proprio caro vittima di un omicidio di stampo mafioso. «La normalizzazione passa molto di più dal considerare plausibile uno scenario del genere, che non dalle serie tv,» dichiara. «Siamo così abituati a questo genere di notizie che addirittura ci mettiamo a pensare a cosa faremmo, o cosa farebbe un’altra persona, se capitasse a noi.»
Il messaggio di Bianchi, però, resta positivo: lasciarsi coinvolgere in iniziative per la legalità e tenersi informati è la strada che porta ad una cittadinanza sana.
Il premio conferito a Bianchi – e Saviano, che lo ritirerà in un secondo momento – è un albero di corallo, simbolo al quale Lucia De Palma era molto legata.
Ha concluso i lavori di quest’edizione del premio il coordinatore regionale di Libera Mariano Di Palma, che ha lasciato ai presenti un messaggio di solidarietà: «Viviamo uno addosso all’altro, ogni città è attaccata all’altra, e questa è una grande possibilità per non lasciarci soli.»