Secondo un vecchio e noto film di Alberto Sordi, c’è speranza (soprattutto per i mercanti di armi e i faccendieri). Ma in realtà la guerra è qualcosa che sconvolge e coinvolge tutti, non solo Russia e Ucraina, non solo gli Usa e la Nato. Interessi economici, interessi geo-politici, interessi industriali e per materie prime. Gianni Rodari scriveva esattamente questo: Ci sono cose da fare ogni giorno: lavarsi, studiare, giocare, preparare la tavola a mezzogiorno. Ci sono cose da fare di notte: chiudere gli occhi, dormire, avere sogni da sognare, orecchie da non sentire. Ci sono cose da non fare mai, né di giorno né di notte, né per mare né per terra: per esempio la guerra.
Invece la storia non ha insegnato a desistere, a trovare mediazioni, ad evitare il peggio. E così, dopo due anni di guerra all’invisibile virus ecco ricomparire, come se nulla fosse accaduto di clamorosamente pesante, la guerra visibile, con invasione, coi primi morti e feriti provocati dai bombardamenti russi in Ucraina. Putin non la chiama guerra, la chiama smilitarizzazione dell’esercito ucraino. Ipocrisia totale, tutto studiato a tavolino, con invasione su due fronti, dalla Bielorussia e dall’Armenia. Attacco ingiustificato e ingiustificabile afferma l’Occidente, con l’Europa ancora una volta incapace di un ruolo principale ma adattasi a quello di comparsa. Biden appare trumpizzato. Il Papa proseguirà con appelli che nessuno ascolta. E noi comuni mortali ? Ci indigneremo, prenderemo posizione per l’uno o per l’altro, invaderemo i social con le nostre acute oppure ottuse osservazioni sotto forma di post. Non c’è speranza fino a quando ci sarà guerra. Ci sarà sempre Mammona, il Dio danaro o il dio fucile (anzi missile). Non riusciremo a salvare vite (e pensare che a volte in eccesso di ottimismo vorremmo salvare addirittura il pianeta). Continuiamo così, facciamoci del male.
Petrarca: Non trovo pace, ma neppure ho i mezzi per combattere; ho paura e speranza al tempo stesso; e ardo d’amore e mi sento gelare per il timore; e volo sopra il cielo per la felicità e poi sprofondo in terra per la disperazione; 4. e nella mia immaginazione possiedo tutto il mondo, ma in realtà non ho nulla