Partiamo dai numeri.
Il Presidente uscente è votato da oltre il 65% degli scafatesi, Stefano Caldoro da appena il 22%.
Il Partito Democratico Scafati con 2432 preferenze di lista diventa il primo partito della città, con un risultato al quale vanno aggiunte le 1706 preferenze conseguite dalla seconda lista di riferimento del PD – De Luca Presidente – e l’ottimo risultato di Campania libera, anch’essa in buona parte sostenuta da importanti esponenti e militanti del PD cittadino.
Il primo dato, dunque, è che la città non ci premia ma ci affida una speranza, ci consegna un compito dal mandato chiaro: continuare a difendere la nostra Scafati, e realizzare obiettivi importanti di cambiamento: sull’Ospedale, il fiume Sarno, i fondi Europei, le aree industriali.
Il secondo dato è che il centrosinistra vince, in maniera netta e indiscutibile: con ottime affermazioni dei candidati locali, pur senza particolari exploit. E in assenza di candidature che potevano aspirare all’elezione (cosa legittima, ci si candida anche per sostenere una idea e un progetto) questo dato potrebbe essere una buona notizia: Scafati ha pagato sulla propria pelle anni di eccessiva concentrazione di potere familiare e familistico (soprattutto nel campo del centrodestra) e di personalismi, a volte narcisismi, esasperati (qui, soprattutto nel campo del centrosinistra).
Queste elezioni, invece, segnano la definitiva fine politica di storici potentati locali (con la consigliera uscente di Forza Italia non rieletta) e insegnano– speriamo – al centrosinistra come l’unione ed il pluralismo siano l’unica strada per tornare a vincere.
Detto questo, vorrei fare i miei ed i nostri complimenti a tutti i candidati locali del centrosinistra, che hanno dimostrato determinazione, caparbietà e importanti consensi personali, in qualche caso anche nonostante la giovane età o la poca esperienza.
In particolare, un abbraccio forte e un grazie va a Mario Catalano: che ha dato la sua disponibilità generosa alla candidatura quando il carro del vincitore era abbondantemente vuoto, e che con enorme impegno (e scarse risorse economiche) ha ottenuto un risultato importante. Segnale di come la politica cittadina abbia bisogno del ritorno – da protagonista – di persone preparate e volenterose come lui. Per il resto, un augurio di buon lavoro a Luca Cascone e Franco Picarone, eletti conseguendo un risultato importante nella nostra Scafati, e che sono sicuro faranno un lavoro importante. E un abbraccio forte ad Andrea Volpe, mio amico di gioventù, eletto a sorpresa di molti, ma non la mia. Infine, spiace davvero la non rielezione di Tommaso Amabile e Simone Valiante, che pure in questi anni sono stati vicini alla nostra città e alla nostra comunità.
In ogni caso il terzo dato evidente di queste elezioni regionali, è che le due destre scafatesi che per dieci anni hanno governato la città crollano: nonostante l’impegno diretto dell’ex Sindaco, a sostegno della moglie e consigliare uscente di Forza Italia, e degli attuali Sindaco e Presidente del Consiglio comunale, entrambi schierati in maniera diretta ed esplicita a sostegno dell’assessore più importante – per deleghe e storia – della Giunta.
In particolare il risultato deludente dell dott. Arpaia- dal quale mi distanziano profondamente convinzioni ideali ed i ruoli che abbiamo in amministrazione, ma al quale va il mio rispetto per la rara coerenza dimostrata ed il coraggio – è il simbolo innegabile del profondo giudizio negativo che la città esprime sul Sindaco e sulla Giunta. Ma anche la dimostrazione concreta di una maggioranza che non è più unita nemmeno da un reciproco vincolo di lealtà: e che mortifica senza problemi anche quei propri elementi che hanno il coraggio di difendere con la propria faccia – candidandosi – l’operato di questa amministrazione e della propria parte politica.
Queste elezioni regionali, dunque, certificano lo stato comatoso e irrecuperabile di una maggioranza divisa su tutto, senza una identità né programmatica né politica, senza coesione su nulla. D’altronde non si era mai vista un Giunta azzerata e ricomposta in piena campagna elettorale, e nonostante questo divisa elettoralmente e politicamente: non solo tra più candidati, ma anche tra più coalizioni. Diranno che è un sintomo di democrazia, noi lo definiamo per quello che è: un segnale di trasformismo e di bulimia di interessi personali, che si ripercuotono sull’operato di una amministrazione quasi immobile, e che quando si muove, fa danni.
Ci sarebbe molto da fare, ma l’unica cosa che fanno è litigare.
Se Salvati fosse una persona che avesse a cuore la propria città ed il proprio onore politico, dovrebbe immediatamente dimettersi.
Un Sindaco in carica che viene difatti votato solo da 910 cittadini su 21.000 votanti dovrebbe infatti trarne immediatamente le conseguenze: non fosse per la propria dignità, almeno per rispetto della propria comunità.
MICHELE GRIMALDI (CONSIGLIERE COMUNALE IpS)