Secondo una leggenda, la statua del Santo ha radici remotissime risalenti a 1000 anni fa. Due navi di cui non conosciamo le fattezze, però facendo riferimento al XII secolo d.C. potrebbero trattarsi di galee, si occupano del commercio di recipienti di creta destinato al territorio dell’Africa, probabilmente la parte settentrionale.

Questa è dominata dagli Almohadi i quali sono particolarmente accondiscendenti ai commerci con alcuni territori dell’Italia, per esempio la Sicilia e le repubbliche marinare, anche se non corrono buone acque tra cristiani e musulmani a causa delle crociate. Le navi operano nel Mar Tirreno, visto il numero considerevole di porti diventa difficile comprendere da dove arrivassero, però abbiamo un’indicazione sul sito del Comune di Angri che si fa riferimento a marinai amalfitani, dunque potrebbe trattarsi di uomini appartenenti alla tarda Repubblica Amalfitana, prima che declinasse nel 1131 a opera dei Normanni.

Stando alle parole di Giancarlo Forino, uno studioso della festa di Angri, ci sono state delle attente analisi di tipo tecnico scientifico inerente la statua, che sarebbe databile tra la fine del XII secolo e l’inizio del XIII. Se seguiamo queste parole e si tratta di marinai amalfitani, certamente non si può alludere ai fasti della Repubblica amalfitana. Ritornando alle navi, su una di esse ci sta la statua di san Giovanni creata da un marinaio tramite un vecchio albero della nave, da qui si comprenderebbe il colore della statua.

Per una questione di competitività, poiché la nave che ospita San Giovanni è più veloce, i marinai che non ospitano la statua pensano bene di prenderla dall’altra nave e incendiarla, tuttavia essa non brucia, dunque optano di lasciarla sulla terra ferma facendola trainare da buoi.I buoi giungono in campagna del territorio angrese e i contadini individuano la portentosa statua. Sussiste un’ampia letteratura di scoperte di oggetti sacri in ambienti bucolici della Campania e in periodi indeterminati.

Solo nel 1302 abbiamo una notizia certa della vicinanza degli angresi al santo, quando gli viene dedicata una chiesa, la quale nasce dalle ceneri di quella vecchia appartenente a Sant’Angelo. La chiesa diventa Collegiata nel 1475 per volere di papa Sisto IV. Essere Collegiata significa diventare una chiesa importante cui non è sede di vescovo ma dell’abate che è a capo del capitolo, il quale consta di 15 membri scissi in tre gruppi di importanza: al primo gruppo ci  sono 6 cantori,  al secondo 4 canonici assistenti, poi 4 canonici curati che congiuntamente all’abate occupano il gradino più alto.

L’edificio presenta la facciata a salienti e in bugnato di piperno, che ricorda tanto la facciata della chiesa del Gesù Nuovo a Napoli  costituita da bugnato a punta di diamanti. In alto al centro è presente un rosone di pietra di arte catalana, prima l’edificio religioso ha avuto altri due rosoni ai lati della facciata, purtroppo a causa della Seconda guerra mondiale sono andati perduti e sono stati sostituiti da finestre circolari.

Il portale d’ingresso è costituito interamente di marmo. Accanto alla Collegiata c’è l’edificio abbaziale di 3 piani decorati da lesene e cornici, inoltre al primo piano c’è un’epigrafe con scritto le seguenti parole: “Pio IX pontefice massimo, Vittorio Emanuele III re imperatore, Benito Mussolini duce, Teodorico de Angelis vescovo, addi 15 maggio 1938 – XVI Angri. Fervente di opere di fede solennemente si consacrò al divin cuore di Gesù in piratori e promotori l’abate Giuseppe Vaccaro, il podestà Arturo Cosenza”. Il campanile affianca il suddetto edificio ed è  contornato in basso da una raffigurazione della Madonna con Bambino, al centro c’è l’orologio del 1886, al di sopra una meridiana datata “a.D. 2000”, che è coronata da due piccole campane. uando inizia la festa di San Giovanni?  A detta del suindicato studioso, la festa attecchirebbe alla metà del ‘500 e il rituale religioso non si è tenuto sempre nel mese di giugno, bensì solamente ad agosto, quando si celebra il martirio del santo. Sul sito del Comune di Angri si fa rinvenire il culto e la festa al 1600, quando gli angresi sono miracolati dal santo dalle calamità naturali.

Questa prassi è giunta fino a noi, quando c’è stata l’eruzione vesuviana del 44 gli angresi hanno preso la statua mettendola in processione per arrestare la furia del Vesuvio.Nei primi anni del XVIII secolo viene creata una statua in argento e bronzo dallo scultore Giacomo Colombo e dall’argentiere Vincenzo Avitabile. La statua è voluta dal sindaco di Angri Lorenzo Rossi ed è stata destinata al reverendo del capitolo e all’abate Paolo d’Elia. 

Da questo periodo, la statua lignea e la nuova scultura sono esibite in processione durante la festa. Solo a partire dalla fine della Seconda guerra mondiale fino al 1966, si sceglie di non presentare in processione la scultura settecentesca, ma di metterla sull’altare maggiore per tutta la durata della festa. Un altro rituale andato in disuso negli anni 70 è mettere le banconote da parte del volgo sul manto della statua in processione durante i giorni di festa dedicati al santo.  Le due statue sono custodite gelosamente all’interno della Collegiata di San Giovani.