Dopo 12 anni tornerò allo Stadio per supportare la Nocerina, la squadra della mia città, quella che mi ha fatto capire cosa significhi il tifo, al di là della categoria di appartenenza.
Certo 12 anni fa si festeggiava la conquista della serie B con la Nocerina di Auteri, forte, coriacea, spumeggiante; ora ci si gioca la permanenza in serie D per non scivolare in Eccellenza, ma il cuore palpita allo stesso modo, la popolazione rossonera canterà col medesimo ardore.
Sono lontanissimi gli anni ’90, metà anni ’90 per essere precisa, quando da adolescente ero una crazy girl col volto dipinto di rosso e di nero, ma anche domenica avrò il sangue del solito bicolore.
Le beghe societarie, i calciatori non sempre attaccati alla gloriosa casacca, gli allenatori di passaggio, le critiche della Curva, e per finire la sconfitta umiliante a Cava de’Tirreni, non serviranno a smorzare la voglia di ritornare dove le due Nocera meritano.
Meritiamo tutti un’altra categoria, non solo per la storia molossa che va avanti dal 1910, ma.anche per gli Ultras che non si sono mai arresi e per lo spettacolo visto prima della partita contro la Cavese.
È vero, non abbiamo evidentemente una squadra forte come la loro, abbiamo preso 6 goal domenica scorsa al Simonetta Lamberti, è stato brutto, lo ammetto, ma è proprio per questo che adesso bisogna dimostrare il nostro valore, la voglia di farcela!
Domenica tutti allo Stadio, anche perché è gratis, occupiamo tutti i settori in un unico cuore rossonero, dimentichiamo subito la vergognosa disfatta di Cava.
Non siamo una squadra che lotta per andare in serie C, non a causa dei tifosi, ma per il consueto parapiglia societario e per il disinteresse che tante e piccole e medie realtà locali del Sud. Una ruota che gira, insomma, una consuetudine a cui tutti siamo a turno abituati, purtroppo.
Ma la Nocerina merita ben altro. La Nocerina deve dimostrare che al di là delle meschine vicende legate al dio denaro, può essere la squadra capace di suscitare emozioni ancestrali, eppure attuali, negli animi di un popolo desideroso di esultare.
Come direbbe Attilio Barbarulo, il dottore dei più piccoli dei piccoli, persona speciale, umile ed orgoglio nocerino anche fuori dai confini dell’Agro, crediamoci, tutti insieme urliamo MOLOSSISSIMAMENTE!
Annalisa Capaldo