Venticinque morti a Maiori, mentre se ne contavano più di cento a Cetara, “una tomba che non renderà più i suoi morti” come scrisse l’inviato Guelfo Civinini sul Corriere della Sera. Con la Croce Rossa e i militari arrivarono anche i fotografi della rivista più importante e moderna dell’epoca, L’Illustrazione Italiana.

Fu la prima alluvione documentata da fotografie diffuse dai media. Le foto mostrarono le strade del paese ricoperte dal fango e le case distrutte dalle colate detritiche innescate dal nubifragio, provocando una forte emozione in tutta la nazione. Non era stata ancora inventata la pellicola e le riprese richiedevano una lunga esposizione, giacché gli scatti erano impressi su lastre ortocromatiche che non riproducono bene le diverse tonalità di grigio.