Salvatore Claudio D’Ambrosio, stasera, concluderà la rassegna “Incontri d’autore”, organizzata dalla Proloco di Angri, con il suo romanzo d’esordio autobiografico “Ho ancora gli occhi da cerbiatto”. L’evento inizierà alle 18.30 al castello Doria di Angri. «Scrivere per me è stato terapeutico, mi è stato consigliato dalla mia analista – spiega l’autore –. L’ho elaborato in un periodo d’attesa, in cui aspettavo di sapere se soffrissi o meno di sclerosi multipla. Malattia che mi è stata diagnosticata circa un anno fa». Il libro è stato completato prima della diagnosi, quindi non tratta della malattia, ma affronta tantissime altre problematiche. Prima tra tutte, la sua adozione. Salvatore è nato in Brasile ed è stato adottato a due mesi da una famiglia di Terzigno. Essere un bambino di colore, in un paesino, non è stato semplice. Infatti, afferma di essere stato vittima di atteggiamenti di razzismo per molti anni. Almeno fino a quando non ha terminato il liceo. Essere figlio unico, dopo 10 anni di attesa, e tolto dalla povertà hanno anche instillato in Claudio un “senso di dover dimostrare”, che lo ha portato a un rapporto difficile con i genitori, specialmente con il padre, ogni qual volta non riusciva a soddisfare le loro aspettative. A partire dal basket, per finire agli studi d’ingegneria all’università. «A 24 anni non sapevo ancora cosa volessi fare da grande – esordisce D’Ambrosio all’inizio del libro –. Studente fuoricorso a ingegneria delle telecomunicazioni, con 13 esami da recuperare per la laurea, il sogno di fare lo psicologo messo da parte perché “ingegneria biomedica è il settore del futuro, me lo ha detto tuo cugino”, e una grande incertezza sul futuro legata soprattutto alla salute di mio padre che da qualche anno combatteva con un mieloma multiplo». Tutte queste problematiche, poi, si sono amplificate con la morte del padre, che lo hanno portato a colpevolizzarsi anche su cose di cui non aveva colpa. «Oggi, però, a 35 anni ho superato tutte queste sofferenze. Sono sposato, abito a Mercato San Severino, ho tre figli e lavoro in una banca – spiega Salvatore –. Alla fine ho lasciato ingegneria per iscrivermi alla facoltà di economia. Due anni fa sono stato contattato da mia madre biologica e ho scoperto di essere il terzo di quattro figli. Ho due sorelle, che mia madre ha tenuto con sé, e un fratello che ancora stanno cercando». Modererà l’evento Chiara Bruno.
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