
Il 1° maggio è la festa dei lavoratori, ma a me piace definirla la festa del Lavoro.
Ma poi mi chiedo: festa per chi?
Per chi il lavoro l’ha inseguito per anni, dopo il diploma, la laurea, il master, le specializzazioni, gli incarichi, a nero, a progetto, con lettera d’incarico, a tempo determinato, con partita iva e poi se l’è visto togliere perché qualche ex datore di lavoro ha ben pensato di commettere illeciti perseguibili penalmente? Ma si può perdere un posto di lavoro, finalmente, a tempo indeterminato, dopo anni di gavetta e sacrifici, anche fuori regione, per un reato non commesso da parte del lavoratore?
Dopo aver elemosinato le briciole, insegnando quasi gratis, ci si può ritrovare licenziati per una colpa commessa dal donatore di lavoro? ( La parola datore di lavoro è sbagliata, non è il padrone ” a dare il lavoro”, bensì il lavoratore ).
Allora si finisce per fare causa, sperare che il giudice di turno capisca che la parte lesa sia sempre e solo tu, il lavoratore appunto, che di mendace c’è solo una cosa in Italia, l’articolo 1 della nostra Costituzione che definisce l’Italia come una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. Inoltre, stabilisce che la sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione stessa.
Il lavoro di chi, per chi? Quest’anno io non ho altro da festeggiare che la mia forza, la mia persona nei panni di una donna colta che non ha mai chiesto favori a nessuno e che scrive da anni perché ama scrivere anche se nemmeno questo è corretto, ossia elargire tempo e risorse mentali sempre a gratis!).
Ma questa è la situazione in Italia: se non possiedi le amicizie giuste o i soldini di famiglia hai voglia a saper fare: puoi essere anche la migliore docente, scrittrice, giornalista, poetessa ed esperta politologa e progettista! Ti devi accontentare delle briciole, dei complimenti del sindaco di turno, che con una pacca sulla spalla, ti dice: ” li leggo sempre i tuoi articoli, scrivi benissimo”, oppure qualcheduno, con faccia incredula, affermare:”complimenti per il curriculum vitae, hai fatto tantissime cose finora, come mai sei ancora disoccupata?”.
Le uniche dichiarazioni mendaci, non mi stancherò mai di dirlo e di metterlo per iscritto, sono quelle proferite da chi ha la pancia piena: ho superato difficoltà inimmaginabili nella mia esistenza, ma mai mi sarei aspettata un’ingiustizia simile, perché è il caso di dirlo: oltre al danno la beffa! Dopo aver elargito la tua cultura ed il tuo sapere per pochi spiccioli, in una scuola privata, ti ritrovi a dover dimostrare una verità lapalissiana per riavere ciò che ti spetta e che hai duramente conquistato.
Oggi riflettevo anche sul futuro dei miei figli, quando mi dicono che sono stata coraggiosa a farne tre, in questo mondo becero, a superare la depressione post partum (a Catania proprio ieri una madre ha lanciato la propria bimba di 7 mesi da un balcone, uccidendola) senza arrivare a commettere “sciocchezze”, a non arrendermi perché valgo; tra insidie paternalistiche e maschiliste, violenze di ogni tipo (psicologica, fisica, economica) e sfruttamento lavorativi d’ogni sorta , sono ancora qui a lottare per riavere il maltolto e sperare che la legge sia, almeno per una volta integerrima, giusta.
Ci s’indigna, giustamente, per gli stipendi e le pensioni d’oro dei nostri politici, per gli incarichi ottenuti mediante raccomandazione e la cosiddetta gente giusta al momento giusto, per le morti bianche, quelle sul lavoro, e non si pensa alla disperazione di chi perde un lavoro e progetta il proprio suicidio ogni giorno. Cosí va in Italia, a tragedia avvenuta ci si batte il petto; passa qualche giorno e ci si dimentica della bimba morta spiaccicata sul marciapiede perché la madre soffriva di depressione post partum, della ragazza pugnalata 75 volte per l’ inesperienza del suo carnefice, della segretaria licenziata per ingiusta causa che si è impiccata o lanciata dal 4° piano.
Basta, io festeggerò di nuovo il 1° maggio quando la giustizia sara davvero giusta, fino a quel momento non dichiarerò il falso, così come nella mia vita non ho mai fatto!
Annalisa Capaldo