Dei 679 comuni che costituivano le otto province di Avellino, Benevento, Caserta, Matera, Napoli, Potenza, Salerno e Foggia cui passa addosso il sisma, ben 506, il 74%, sono danneggiati. Poi, dopo aver contato i morti, inizia la conta dei danni.Due intere regioni, la Campania e la Basilicata, e un pezzetto di una terza, la Puglia, risultarono «terremotate»: in totale i comuni ammessi alle provvidenze sono stati 687. Il groviglio inestricabile di leggi e leggine che a vario titolo hanno regolamentato l’opera di ricostruzione ha oggettivamente favorito una richiesta di investimenti sproporzionata alla realtà dei fatti: trentadue provvedimenti legislativi ad hoc… per l’equivalente di 30 miliardi di euro.Case che sono solo macerie, 2.914 morti, 8.848 feriti, 280.000 sfollati. Un minuto e ventinove secondi ma di Sant’Angelo dei Lombardi, Lioni, Torella dei Lombardi, Conza della Campania, Teora, Laviano, Baronissi ed altri 29 comuni non rimase più nulla. Crollarono presepi dell’Appennino e casermoni malfatti delle periferie: a Napoli, in Via Stadera, nel quartiere di Poggioreale la scossa inghiottì un palazzo: 52 morti; a Balvano il terremoto non si fermò davanti alla messa che si sta celebrando nella chiesa di S.Maria Assunta.

Case che sono solo macerie, 2.914 morti, 8.848 feriti, 280.000 sfollati. Un minuto e ventinove secondi ma di Sant’Angelo dei Lombardi, Lioni, Torella dei Lombardi, Conza della Campania, Teora, Laviano, Baronissi ed altri 29 comuni non rimase più nulla. Crollarono presepi dell’Appennino e casermoni malfatti delle periferie: a Napoli, in Via Stadera, nel quartiere di Poggioreale la scossa inghiottì un palazzo: 52 morti; a Balvano il terremoto non si fermò davanti alla messa che si sta celebrando nella chiesa di S.Maria Assunta.

Non si fermò e schiacciò 77 persone, 66 sono bambini e ragazzini che stanno pregando. Una tragedia immane, subito evidente agli occhi dei primi soccorritori partiti nella notte per paesi irraggiungibili. Solo a Roma non capirono, infatti la Protezione civile nacque in seguito, figlia di quelle macerie. Fate presto titolò il Mattino, un urlo dal fango che impressionò il mondo intero.

Dopo 41 anni la paura non si dimentica. Il terremoto che nel 1980 ha colpito tanti paesi del Salernitano non si allontana dai pensieri e alla domanda “Cosa ricordi di quel giorno?”, le lacrime delle persone ritornano agli occhi.

Persone anche in pigiama si ritrovarono per strada mentre le urla aumentavano sempre più. Il primo pensiero di molti fu quello di raggiungere il mare così da avere quella sicurezza che dà il fatto di essere lontani da edifici che da un momento all’altro sarebbero potuti cadere.

Anche l’Agro pagò un pesantissimo tributo: in vite umane (due interi palazzi crollati a Nocera), nel via libera alla camorra, che entrò, con la complicità di gran parte della politica di allora, a gamba testa partendo dalla gestione degli aiuti che arrivavano dal nord (viveri, indumenti) per poi passare a fare soldi con la ricostruzione. A 41 anni di distanza la memoria resta, insieme a ferite mai più risanate. La storia cambiò, decisamente in peggio.