
Siamo davvero felici di pubblicare il compito di Alessandro Fortunato, che ha scelto come prima prova la riflessione sul testo di Paolo Borsellino dal titolo “I giovani, la mia speranza” pubblicato su Epoca nel 1992 (da qui il nostro titolo). La commissione esaminatrice ritiene che il compito sia stato svolto in maniera eccellente e, per questo motivo, ci ha chiesto di renderlo pubblico, così che come da promessa di Alessandro, “continuiamo a combattere insieme, grazie alla fiducia che ha riposto in tutti noi Paolo … anche se meno giovani”.
Giovani e informati
Presa di coscienza
Leggendo le parole di Paolo Borsellino sono rimasto molto colpito; non che io non ci abbia mai pensato ma questo articolo mi ha illuminato. Tra me e i miei coetanei esiste una certa consapevolezza sull’argomento, proveniamo tutti da contesti, in qualche modo, diversi ma sappiamo bene cosa vuol dire mafia e tutti la disprezziamo. Ogni tanto, io e i miei amici, abbiamo discussioni che coinvolgono: politica, ideologie e attualità; ma, tra tutti gli argomenti, su quest’ultimo condividiamo la stessa opinione e per me è un sollievo.
Perché siamo informati?
Credo che la nostra consapevolezza provenga da chi, come Paolo B., abbia dovuto soffrire la mafia: i miei genitori, i miei nonni, i miei zii, tutte persone che, chi direttamente, chi indirettamente, sono stati oppressi da questa “malattia” che lascia sprofondare la nostra società nell’oblio. Le parole degli anziani, la loro saggezza, ci ha mostrato la gravità del problema.
Gli eroi
Paolo Borsellino è stato un altro grande simbolo che ci ha portato verso la giustizia. Egli è un simbolo, un uomo che, nonostante le minacce, ha combattuto. Le figure come lui hanno agitato le masse intimorite, che hanno compreso che si può tenere testa a questo male.
I social e la loro influenza
In questo contesto i social hanno svolto la loro parte. I social sono un mondo a parte, popolato da giovani consapevoli che provano a far valere un’ideologia del giusto. Siamo piccoli e immaturi ma sappiamo farci valere.
I campi di battaglia
Il più grande campo di battaglia è la scuola. Non tutti nascono in contesti giusti, è la scuola che deve farsi forza, abbattendo le trincee dell’ignoranza e del terrore. I giovani, plagiati dalla mafia, si trovano in condizioni difficili, difficile è anche tirarli fuori. È qui che entra in gioco l’arma regina: l’educazione, lo studio innalza l’uomo, lo rende acculturato e consapevole. In questo ampio campo di battaglia i docenti sono i soldati, che si battono senza sosta. Nei miei stessi docenti ho notato dei condottieri umili e saggi, li ammiro.
Lasciati leggere
La lettura di questo piccolo paragrafo, per me, non si dovrebbe lasciare in questa prova di stato, articoli come questo dovrebbero essere citati più spesso. Questo articolo ha un nucleo non indifferente:” la fiducia nella gioventù”; importante perché spesso noi giovani veniamo ritenuti ignoranti. La mia generazione è ricca di valori e vigore e quest’articolo ci dona fiducia. Io prometto di combattere, non lo prometto solo a chi leggerà questo tema ma lo prometto anche a Paolo.
Una nuova società
Come scritto da Paolo, se continuiamo di questo passo, avremo una società che piano, piano sgretolerà questa organizzazione, togliendogli massa e forza. Per troppo tempo siamo stati una carcassa che si è lasciata divorare dai vermi ma ora, che il nostro spirito è unito e abbiamo questa nuova forza giovanile, possiamo alzarci e camminare verso un futuro prosperoso.
Alessandro Fortunato (V F, I.I.S. MARCONI NOCERA INFERIORE)