
Compagno Enrico,
se vedessi ciò che oggi ci sta capitando, moriresti di nuovo, non di emorragia cerebrale, ma di crepacuore.
In Palestina muoiono uccise ogni giorno centinaia di persone ( si contano più di 50.000 morti ormai ) e in pochi hanno il coraggio di parlare di genocidio, perché le parole sono importanti, hanno un peso specifico, essere pusillanimi e neutrali equivale ad essere complici di uno sterminio di un popolo.
Caro Compagno,
tu avevi il coraggio di dire la verità ed io mi sento spaesata in mezzo a questi politicanti che non sanno quel che dicono e annaspano tra collaboratori mediocri e arraffoni.
Benjamin Netanyahu, Donald Trump, Giorgia Meloni: cosa diresti a questi esemplari?
Cosa suggeriresti ai governatori locali quando fanno finta di non vedere le storture del mondo e del paesotto perché di parole come giustizia e dignità non ne sanno nulla?
Ed oggi, per il referendum abrogativo che dovrebbe decidere se abolire o meno parti di provvedimenti che riguardano la riforma del mercato del lavoro e l’accoglienza-integrazione dei migranti nel nostro Paese, cosa diresti a chi non va a votare con la motivazione assurda che “tanto neanche cambierebbe la situazione”?
Caro Compagno,
io sarò anche considerata da molti come una nostalgica sognatrice, un’anacronistica idealista, un’illusa donna con anni di letture e lotte politiche alle spalle, ma non riesco a rassegnarmi dinanzi alle ingiustizie, proprio come te. Tuttavia non posso accostare il mio nome a quello di gente che si comporta come “il despota di turno” che comanda su tutti per volere divino e non sbaglia mai, nè per le scelte personali nè per lo stuolo di adepti nominati ad arte.
Caro Compagno,
Mi biasimeresti per questa mia volontà di non mescolarmi con gente destrorsa mascherata da brave persone? È colpa mia se il popolo non voterebbe una donna che crede ancora nella Politica con la p maiuscola, fatta di progetti utili ai bisognosi e di giustizia sociale, di avanzamento civile e culturale, di chiarezza sulle posizioni pregnanti come la realizzazione di un mondo migliore?
Caro Compagno,
Non ho paura di metterci la faccia e di elargire, come hai fatto tu, ogni mia energia ed ogni competenza per il bene comune, ma in questo particolare momento storico, essere avviliti è il minimo, perché “quelli buoni ” sono a casa, messi in disparte e “quelli cattivi ” governano il paesotto e il mondo, entrambi alla deriva.
Caro Compagno,
ho ancora la mente abbastanza lucida per capire cosa sia giusto e cosa no, ma ciò che mi occorre è il consenso di quella parte di popolazione che non scende a compromessi, che non raccoglie voti con promesse di contentini e grossolani errori di valutazione, come l’allocazione di risorse materiali ed umane nei posti cruciali della cosa pubblica, di quelli che non hanno il gozzo e la pancia pieni. Del riconoscimento ufficiale dello Stato di Palestina e della fine del genocidio, delle pari opportunità e dei femminicidi, di un valido sistema integrato degli interventi e dei servizi sociali, assistenziali e sanitari, dei referendum cruciali sulla nostra sorte lavorativa e non, della buona scuola e della giusta educazione dei nostri figli, sembra importi a poche persone. Per questo il borgo selvaggio e il mondo vanno a rotoli.
Caro Compagno,
Ti saluto citando Gramsci, senza satira, senza ingiurie, senza falsità: il politico buono è colui che è capace di andare oltre la semplice gestione del potere e di impegnarsi nella costruzione di una società più giusta e equa, attraverso la lotta per l’egemonia culturale e la partecipazione attiva dei cittadini. Allontanare chi dissente motivatamente dal modo di governare, (oggi si usa bloccare le persone scomode sui social ), adducendo false e pretestuose scuse, come errori passati mai rivelati e mai commessi, non chiarirsi di persona, non è da buon politico.
Caro Compagno,
Voglio sperare che saresti stato d’accordo con me.
Annalisa Capaldo