
L’ingegnere angrese Giuseppe Barbella, autore e divulgatore storico culturale, ha avuto, come il padre, un’esperienza nella Marina Militare. Un corpo che fa della disciplina e rigore,come per l’amore del mare, un viatico di valori identitari che Barbella ha trasfuso nella sua vita e che lo ha senz’altro stimolato nello scrivere questa sua prima opera letteraria.
“Uomini, soldati, eroi, vittime: Angresi – racconti di un passato che non dobbiamo dimenticare” , edizioni Wood & Stein – stampato nel marzo 2025 , si presenta come un toccante tributo ai caduti angresi delle due guerre mondiali, un libro che va oltre la mera cronaca storica per diventare un atto d’amore verso la memoria collettiva della comunità. In un’epoca in cui il ricordo di tali eventi tende a sfumare, l’autore riesce a riportare alla luce le storie di giovani uomini che, mossi da un forte senso del dovere verso la patria, furono costretti a sacrificare le loro vite.
La scrittura semplice e chiara di Barbella è permeata da un’emozione sincera e profonda. Ogni pagina è un invito a riscoprire i volti e le storie di coloro che, anche se scolpiti nella pietra di un monumento, meritano di essere ricordati come esseri umani con sogni, affetti e aspirazioni. Attraverso una narrazione che mescola ricostruzione storica (notevole il lavoro di recupero di informazioni archivistiche) e sensibilità, l’autore riesce a rendere tangibile il dramma e la complessità delle vite spezzate dalla guerra. E così, dalle pagine di Barbella, si riesce ad immaginare quelle vite semplici di tante famiglie angresi, abitanti di case umili ma dignitose dei quartieri più antichi della cittadina dell’Agro Nocerino Sarnese. In alcuni passi del libro sembra quasi rivivere lo stato d’animo di madri e padri raggiunti dalla notizia della morte del loro caro figlio, che ha avuto solo la colpa di nascere e crescere in un periodo tragico dell’Italia. E cosi quel dolore intimo si trasforma in dolore delle famiglie del cortile, nelle antiche strade, dalla terra della comunità, da sempre vissuta all’ombra di quel Castello Doria e devota al San Giovanni della Collegiata.
L’ opera di Barbella si ben inserire in un filone letterario che è ricco di testimonianze e riflessioni sulla guerra e sul sacrificio dei giovani. Un autore emblematico in questo contesto è Giuseppe Ungaretti, il quale, con la sua poesia intensa e profonda, ha descritto gli orrori del conflitto e il dolore dei soldati. La sua famosa poesia “Soldati” evoca la fragilità della vita umana di fronte alla brutalità della guerra, sottolineando come i giovani, come foglie d
‘autunno, possano essere strappati via in un attimo.
Un altro autore significativo è Erich Maria Remarque, il cui romanzo “Niente di nuovo sul fronte occidentale” offre una visione cruda e disincantata della guerra, raccontando la storia di giovani soldati disillusi e alienati. Remarque è un potente atto di denuncia contro la guerra e un inno alla memoria dei caduti, simile all’intento di Barbella.Inoltre, il filosofo André Gide condanna la guerra affermando che “è un’opera di grande ingegno, ma è anche un’opera di grande stupidità”, evidenziando l’assurdità dei conflitti e invitando a riflettere sul sacrificio dei giovani. Anche Virginia Woolf, in “Le onde”, affronta il tema della perdita e del sacrificio, esprimendo come la guerra rubi non solo le vite, ma anche i sogni e le aspirazioni.
Il lavoro di Giuseppe Barbella non è solo dunque un libro, ma un gesto di rispetto e gratitudine verso coloro che hanno dato tutto per il loro paese. Leggere queste pagine significa riconoscere l’umanità dietro ogni nome e rendere omaggio a storie che, seppur segnate dal dolore, parlano di coraggio e dedizione. Questa opera non solo mantiene viva la memoria dei giovani caduti, ma invita ogni lettore a fermarsi e guardare quei nomi sul monumento ai caduti di Piazza Doria, con occhi diversi, riconoscendo la loro importanza storica e personale. Un’opera che ogni angrese dovrebbe avere il privilegio di scoprire.