
A chi gli chiede quale candidato governatore ha in mente, il presidente della Regione risponde ironicamente: «De Luca, ma potrei anche far concorrenza a Trump per l’elezione a Papa». Per Vincenzo De Luca il campo largo non è mai esistito, anzi in passato l’ha ribattezzato «campo santo». Dopo il pasticcio delle Comunali di giugno dove non solo è saltato l’accordo Pd e 5Stelle, ma nel caso di Nola il Partito democratico non si è neanche presentato, il governatore spiega: «Non conosco il significato di questa espressione oscena. Non mi pare che il campo largo abbia avuto grande consenso da parte del popolo lavoratore». Inutile dire che il fallimento dell’accordo alle amministrative è un assist alla sua teoria: il centrosinistra deve partire dalla maggioranza in consiglio regionale, senza i pentastellati.
De Luca negli ultimi tempi è quasi scomparso dai radar politici. Dall’incontro tra gli emissari di Schlein (Igor Taruffi e Davide Baruffi) e gli eletti campani. La cui sintesi è stata la seguente: «Confronto con tutti, trattative con nessuno». De Luca in primis. Ora torna a dire: «Stiamo aspettando la motivazione della sentenza dell’Altissima Corte, verifichiamo anche se è possibile candidarsi da capolista, ma quello che è certo è che nel futuro si completerà il programma di questo governo regionale. Scienziaterie zero». E poi aggiunge: «Per quello che mi riguarda dovremo avere al governo della Campania non molluschi ma qualcuno che sia in grado di governare: la Campania non è un Comune di 2mila abitanti, è la sfida amministrativa di governo più difficile d’Italia». Insiste: «La Campania non è merce di scambio per risolvere problemi interni a questo o a quel partito, trovare un lavoro a qualche disoccupato. Questo in Campania non avverrà, il programma dovrà essere completato e dovremo avere al governo persone in grado di governare e di non far perdere a Napoli e alla Campania la dignità che abbiamo conquistato con anni di sacrificio e di lavoro perché questa dignità non l’avevamo qualche anno fa. Qualche anno fa ci ridevano in faccia».