Quando ho letto il suo primo libro “Il cane di Falcone” ho pensato subito a un déjà vu. Mi sembrava di avere in mano “War horse” di Micheal Morpurgo, ma mi sono dovuta ben presto ricredere perché tra le mani mi sono ritrovata un libro che racconta la vita di Giovanni Falcone in un modo davvero originale.
La mafia vista con gli occhi di un cane! Il protagonista Uccio è un cane ,realmente esistito, che era solito sostare, quasi come una guardia del corpo, ai piedi delle statue dei due giudici-amici a Palermo, ma che diventa, nella trasposizione letteraria di Levantino, il cane trovatello adottato da Falcone. Uccio racconta i giorni precenti all’Attentauni fino ad arrivare a quel maledetto 23 maggio. La narrazione che fa della mafia, questo piccolo capolavoro, è originale e mai retorico, come ha affermato Maria Falcone. Un successo incredibile che lo porta in giro per l’Italia: scuole, auditorium, librerie.
Lui, siciliano doc., palermitano per l’esattezza, il fenomeno mafioso lo conosce bene e lo sa trasmettere ai suoi lettori. Ma Dario Levantino non si ferma qui! Non si può parlare di Falcone senza menzionare il suo alter ego Paolo Borsellino. Ed ecco che la sua mente laboriosa partorisce “Il giudice e il bambino”. È una storia che ha il sapore di una fiaba, una di quelle belle e autentiche.
Paolo Borsellino, dopo la strage di Via D’Amelio, si ritrova in Paradiso e Dio gli affida le anime di coloro che per varie ragioni non riescono ad ascendere al cielo e restano legate al mondo terreno. Sulla” scrivania celeste” arriva il fascicolo del piccolo Giuseppe Di Matteo, il figlio pentito Santino, sciolto nell’acido da Giovanni Brusca,”u verru o scannacristiani”. Tra i due nasce una tenerissima amicizia e Paolo, prendendo, metaforicamente, per mano il piccolo, lo condurrà nel luogo che gli spetta. Ma a Dario Levantino l’Italia comincia stare un po’ strettina e varca le Alpi. Nello scorso febbraio, il suo “Cuorebomba” è uscito in Francia, “Les coeurs bombes “. Lise Caillat ha tradotto il siciliano nello slang delle banlieue parigine. I cugini d’Oltralpe ora conoscono i “cuori secchi” ( quelli che non soffrono, i cinici) e i “cuori bomba” (i deboli- gentili, i fragili- forti, pronti ad esplodere), le due grandi categorie psicologiche in cui Levantino ascrive il genere umano. “Il giudice e il bambino” è stato candidato al Premio Strega sez. Ragazze e ragazzi 2024. “..Vincere sarà pressoché impossibile, ma della vita mi piace soprattutto il sognare e quindi lo farò con tutte le mie forze e senza piedi per terra..” si legge in uno dei suoi post.
“Il cane di Falcone” ha vinto il Premio Siani 2024. Prima di lui la Fondazione Giancarlo Siani ha premiato Pif, Roberto Saviano, Don Luigi Ciotti. Ma Dario ha varcato sì le Alpi, ma ora ha attraversato anche “La Manica”: questo fine settimana ha rappresentato il nostro Paese al” Festival of Italian and Irish Literature in Ireland” a Dublino. Dario Levantino è una forza della natura: arriva in punta di piedi, si presenta quasi timidamente e poi si immerge nei suoi racconti quelli della sua vita vissuta e quella dei suoi amati personaggi. Gli studenti lo ascolterebbero per ore. Ha un’empatia talmente impattante che lo rende davvero speciale. Riempie d’orgoglio chi lo conosce e l’aver scelto come compagna di vita una bellissima ragazza, campana, di Caserta gli dà un valore aggiunto (campanilismo!). Domani tornerà a vestire i suoi panni di prof. di un liceo a Monza e in sella a ”Lumachella” pedalerà tra le vie della splendida città di Teodolinda, prima di ripartire per i suoi tour letterari.