Bisognerà tornare in aula per eleggere il presidente del consiglio comunale (e il vice). E’ l’esito, in parte sorpremdemte, del primo consiglio comunale della terza era Aliberti, iniziata con l’inno di Mameli e col giuramento “divertente” del primo cittadino, che ha detto di non ricordarsi esattamente tutte le parole della formula, malgrado la terza volta, e che per la prima volta aveva bisogno degli occhiali per leggere (il tempo e le dottrie passano per tutti). Presiede il consigliere anziano, cioè il più votato, la Longobardi. Primo intervento, tocca al sindaco uscente Salvati: promette un’opposizione propositiva e si attesta alcuni meriti: l’aver sbloccato le questioni Polo Scolastico e il centro sociale a Mariconda, fa autocritica dicendo di non aver pubblicizzato bene le cose fatte e se la prende con chi faceva regolamenti di conti politici mentre lui si dannava l’anima per amministrare con pochissimo personale a disposizione (dalla attuale maggioranza qualcuno rumoreggia). Gli altri interventi dell’opposizione sono di Grimaldi, Tafuro, Ambrunzo, Carotenuto e Vitiello. Il succo: “ci aspettavamo una decisione condivisa sul presidente del consiglio comunale, anche a seguito degli incontri promossi dal consigliere di maggioranza Cavallaro”. Per la maggioranza parla solo Di Massa. Il colpo di teatro è a firma di Aliberti. La minoranza vuole una rosa di nomi ? Lui rilancia la palla nel campo avversario: “siamo disposti a riflettere su un’indicazione unanime da parte della minoranza. Altro che spartizione, c’abbiamo messo mezz’ora per fare la Giunta, non ci interessano questi intrighi”. E’ un intervento che spariglia le carte o almeno rimanda la questione. Dopo una pausa richiesta e accordata, si va alla votazione. Servono i due terzi, cioè 16 voti per eleggere il Presidente alla prima o alla seconda votazione. L’andazzo si capisce subito: dalla maggioranza 14 schede bianche in caldissima serata di luglio, se ne riparla al prossimo giro, insomma. A proposito di insomma, anche stasera abbiamo perso il conto delle volte che Aliberti ha usato l’intercalare in questione, a lui molto caro. Un avverbio che introduce o richiede una conclusione o un giudizio riassuntivo, sottolineando l’inutilità di proseguire oltre. Con valore quasi interiettivo, esprime impazienza o irritazione. La forma staccata (in somma) sopravvive specialmente nella locuzioni in somma delle somme, come rafforzativo scherzoso. A voi e al diretto interessato, insomma, l’interpretazione esatta.
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