
Giuseppe Fattore Scrittore Nocerino
Tutti conoscono la crittografia, la tecnica che si occupa di “nascondere” i messaggi rendendoli chiari solo agli interlocutori, ma in pochi conoscono l’antica tecnica della steganografia. Fin dai tempi antichi l’uomo ha cercato tecniche idonee per occultare messaggi che veicolavano contenuti riservati e una di queste tecniche è la steganografia. La parola “steganografia” deriva dall’unione dei due vocaboli greci steganos, (coperto), e graphìa, (scrittura). La steganografia è dunque “la scrittura coperta” o meglio ancora l’insieme delle tecniche che consente a due o più persone di comunicare in modo tale da occultare non tanto il contenuto (come nel caso della crittografia), ma la stessa esistenza dell’informazione agli occhi di un eventuale osservatore, che può essere un avversario o un nemico. Mentre con il termine crittografia ci si riferisce a quella tecnica che fornisce uno strumento adatto a mantenere segrete tutte quelle informazioni che non si vogliono divulgare pubblicamente, in maniera tale che la possibilità di accedervi sia data soltanto a uno o a un ristretto numero di persone autorizzate; con il termine steganografia si vuole nascondere la stessa esistenza della comunicazione agli occhi di eventuali osservatori. Per rendere più esplicite le differenze tra questi due concetti possiamo osservare che nel caso della crittografia è consentito al nemico di rilevare, intercettare e modificare i messaggi senza però avere la possibilità di violare le misure di sicurezza garantite dallo specifico sistema crittografico (cioè senza poter accedere all’informazione vera e propria e quindi leggerne il contenuto). L’obiettivo della steganografia è invece quello di nascondere un messaggio dentro un altro messaggio, dall’aspetto innocuo, in modo che il nemico non possa neppure rilevare l’esistenza del primo messaggio. I primi scritti che documentano l’utilizzo della steganografia risalgono al tempo della civiltà greca. Erodoto, infatti, racconta che: “Demarato per avvisare gli Spartani del prossimo attacco del re persiano Serse alla Grecia prese una tavoletta doppia, ne raschiò la cera e poi sul legno della tavoletta scrisse il piano del re.
Fatto ciò versò di nuovo cera liquefatta sullo scritto, in modo che, venendo portata vuota, la tavoletta non procurasse nessun fastidio da parte dei custodi delle strade”(Cfr. Erodoto, Storie, libro VII, lo scontro delle Termopili). Ancora Erodoto narra che: “Istieo voleva dare ad Aristagora l’ordine di ribellarsi, non aveva alcun altro modo per annunziarglielo con sicurezza, essendo le strade sorvegliate, fatta rasare la testa al più fido degli schiavi, vi impresse dei segni, e aspettò che ricrescessero i capelli. Non appena ricrebbero, lo spedì a Mileto, non comandandogli null’altro se non che, quando giungesse a Mileto, dicesse ad Aristagora di fargli radere i capelli e di guardare la sua testa: i segni impressi ordinavano, come già prima ho detto, la rivolta” (Cfr. Erodoto, Storie, libro V). La steganografia più usata dagli antichi Romani era di scrivere fra le righe di un testo utilizzando un inchiostro fatto con sostanze naturali come il succo di limone, l’aceto o il latte. Il messaggio nascosto diventava visibile una volta che il testo era avvicinato ad una fonte di calore. Questi inchiostri invisibili sono noti anche come inchiostri simpatici. Il vantaggio della steganografia rispetto alla sola crittografia è che il messaggio segreto previsto non attira l’attenzione su di sé come oggetto di controllo. I messaggi criptati ben visibili, per quanto infrangibili, suscitano interesse e possono essere di per sé incriminanti nei Paesi in cui la crittografia è illegale. Mentre la crittografia protegge il contenuto di un messaggio, la steganografia può essere utilizzata per proteggere sia il contenuto che l’esistenza di un messaggio. Tuttavia anche la steganografia presenta diversi svantaggi, tra cui la possibilità che il messaggio venga scoperto e decodificato da persone diverse dal destinatario; la possibilità che il messaggio venga alterato o corrotto durante la trasmissione; la necessità che il mittente e il destinatario dispongano di un segreto condiviso per codificare e decodificare il messaggio; la possibilità che il messaggio vada perso in caso di distruzione del supporto.
Comunque sia, queste due tecniche che sono l’evoluzione l’una dall’atra, sono strumenti per proteggere la nostra vita quotidiana digitale. Infatti, tutte le nostre comunicazioni, le nostre attività in rete, i documenti presenti sui nostri dispositivi, sono protette dalla steganografia oppure dalla crittografia, se usate correttamente.